venerdì 20 ottobre 2017

UN SOGNO LUNGO UNA VITA



UN SOGNO LUNGO UNA VITA

Non è facile raccontare la storia di due persone, di una vita differente, di qualcuno che faceva parte della tua famiglia a cui eri legato da vero affetto. Qualcuno che aveva vissuto anni bui, tristi, pieni di odio e rabbia verso qualcosa che non poteva essere (allora ma anche oggi) accettato. 
Nella famiglia di mamma era diventata una cosa "normale", le donne che rappresentavano la maggioranza, donne vere, che hanno sempre lavorato e vissuto in mancanza di uomini scomparsi troppo presto, non avevano nessun problema a considerare un "diverso", uguale a ogni altra persona, anzi difendevano a spada tratta soprusi e cattiverie.
Valerio e Claudio (li chiamerò così in rispetto alla loro memoria e per ciò che erano stati allora e che avevo conosciuto fin da bambino come i due zii un poco strampalati, ma affettuosi e simpatici), avevano vissuto vite diverse, uno vicino alle sue cugine, la mia nonna e prozia e l'altro a Milano ma, tutt'e due, fatte di dolore, di vergogna della famiglia, di botte da altri uomini per essere "diversi".
Valerio non aveva mai fatto mistero della sua omosessualità, in un paese così bigotto, pieno di pregiudizi cattolici ma il suo lavoro a Milano lo aveva, in un certo senso, salvato dalla "morte" fisica e psichica, nessuno può immaginare come sia e cosa sia la cattiveria umana verso le minoranze se non ha mai provato sulla propria pelle.
I due si erano conosciuti grazie alla sorella di mamma nel lontano 1957, erano giovani, belli e si innamorarono. Quando facevano visita a nonna e mamma, io li chiamavo zii e le due donne mi avevano spiegato cosa voleva dire l'amore indipendentemente che fossero uomini e donne.
Ero un bambino abbastanza intelligente per non aver capito di cosa si trattava e da allora tutto per me era stato normale.
Zio Vale mi regalava cioccolatini quando arrivava raramente da noi e quando con la mia zia Domenica, Maddalena ed altre amiche milanesi facevano vacanze al mare, mi portavano regalini di ogni tipo e le loro foto erano talmente buffe che mi facevano morire dalle risate.
Mi addolorava il fatto che mio padre ed i suoi amici li definivano in un modo cattivo e non capivo il perché fossero così spietati tra le arrabbiature di mamma e le frasi di papà quando diceva: "Non crescermi così perché ti caccio via... Meglio un ladro in casa che un c......e!"
Orribile.
A pensarci ora che tristezza, mentalità che non superavano pregiudizi ed ignoranza e si perpetuava tra padri, figli e nipoti maschilisti senza un minino di comprensione e rispetto.
Zio Vale e Claudio negli anni settanta andarono a convivere in un'altra grande città, dove finalmente avevano trovato più serenità al loro amore, gli anni passarono velocemente.
Claudio se n'era andato nel 2004 lasciando solo e disperato zio Vale dopo trentasette anni vissuti insieme, che tristezza, mi aveva colpito una frase che disse lo zio al ritorno dal camposanto.
"Il peggio è per chi rimane..."
Questa parole mi erano rimaste per molto tempo nella mente, quanto aveva ragione, lui sperava di raggiungerlo presto, un amore come il loro non poteva finire così.
Valerio era rimasto a vivere con una nipote di Claudio che lo aveva assistito fino alla sua partenza verso Claudio proprio pochi mesi fa ad ottantotto anni, 13 anni dopo senza il suo Claudio che aveva rimpianto per tutti quegli anni e che con lui ora, saranno nuovamente felici.
Perché ho voluto scrivere questa storia? 
Ho voluto, anzi dovuto farlo e non sono per il loro ricordo, per combattere nel 2017 ancora pregiudizi, perché l'amore non ha età e sesso, ma è stato un episodio triste a cui ho assistito ieri sera:
Due ragazzi per mano, due facce pulite, due giovani vestiti in jeans e giubbotto che passeggiavano in una via laterale alla mia e tre stupidi uomini che li avevano apostrofati: "Finocchi di m....a, andate a fare le porcate da un'altra parte..."
I due avevano affrettato il passo senza lasciarsi la mano e senza rinunciare al loro momento, al loro gesto affettuoso mentre gli altri vigliaccamente dalla loro auto, continuavano con epiteti terribili.
Mi erano tornati in mente zio Vale e Claudio che decenni prima avevano subito anche di peggio chiedendomi, come può l'essere umano non evolversi mentalmente? Come può un individuo insultare volgarmente un altro simile solo per il fatto di essere gay?
Tutti buoni e bravi a gridare uguaglianza, siamo tutti fratelli, siamo i figli di Dio, libertà per l'essere umano e poi?
Poi vedi violenze fisiche e verbali verso omosessuali, donne, anziani e tanto altro... 
Mi chiederò sempre quando verrà il giorno in cui davvero si capirà che le differenze e le barriere sono state create da noi stessi, da stupidi pregiudizi e ignoranza e soprattutto dalla paura.
Non succederà mai oppure forse, qualcosa cambierà?
Intanto rivedo i volti sorridenti di zio Vale e Claudio abbracciati in un foto con alle spalle uno splendido mare blu, indifferenti dalle brutture ma pieni d'amore l'uno per l'altro.

Giampaolo Daccò.

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