martedì 20 settembre 2016

VESPRO



VESPRO

"Ombre scure
sulla strada

che porta l'uomo
verso la sua casa.
La luce del Vespro
all'orizzonte lontana
accompagna
la notte vicina
con il suo silenzio.
Una stella nel cielo
appare improvvisa
sul suo cammino
mentre profumi di fiori
accompagnano chi
torna a casa stanco.
La sera volge al desio

e l'ora del Vespro
è ormai terminata
e chi ritorna a casa
ritrova il calore della vita."

(photo e testo Giampaolo Daccò)

giovedì 15 settembre 2016

VENTO D'AUTUNNO



VENTO D'AUTUNNO

Den Haag/L'Aia, autunno di tanti anni fa.
Sapevo che prima o poi sarebbe finita, sapevo che con la brutta stagione qualcosa sarebbe cambiato.
Lo sentivo nell'aria, nelle cose che mi circondavano, nelle ombre della sera che qui al nord, arrivavano prima che nel mio paese, l'Italia.
Avevo lasciato R. a casa mentre leggeva un libro davanti al caminetto già acceso, m'infilai la giacca a vento rossa e presi la strada per la spiaggia.
Mi ero voltato per un attimo a guardare la nostra casa a poche centinaia di metri dal mare, alla periferia di Den Haag, erano passati quasi due anni dall'inizio della nostra storia e solamente uno dalla convivenza.
I primi tempi andavamo avanti ed indietro a vicenda tra i nostri Paesi, con la gioia ogni volta di vedersi, di abbracciarsi, di fare l'amore. Poi quel mio colpo di fortuna: un lavoro in un locale italiano vicino casa e andare ad abitare definitivamente insieme.
Arrivato in spiaggia, la sabbia bianca si alzava a quel vento freddo che proveniva dal'Atlantico, il cielo era grigio ma ancora non minacciava pioggia, poche erano le persone sulla rena per passeggiare o sedersi a guardare quel mare verde dalle onde spumose.
Mi ero seduto su una piccola altura vicino alla struttura in legno, dove i bagnini in estate, controllavano le persone in acqua e il litorale visibile.
Una mano mi aveva fatto segno di saluto, le due simpatiche vecchiette, vicine di casa con il loro cani stavano camminando poco distanti.
Sorrisi a loro ricambiando il gesto, ma poi il mio sguardo si era nuovamente rivolto verso il mare ed ai ricordi.
Erano belli i primi tempi, spesso eravamo ad Amsterdam a casa di amici, i quali vivevano nelle barche sui canali del centro, che meraviglia mi sembrava di vivere un sogno, quasi una favola antica.
D'estate facevamo escursioni sui canali viaggiando su barconi o chiatte galleggianti, fermandoci a dormire in piccoli alberghi circondati da fiori e profumi.
Rotterdam, così moderna e tremenda col suo porto, allora il più grande del mondo, poi le sagre dei fiori nelle varie cittadine che sembravano piccoli scrigni da quanto erano in ordine e stupende, le nostre corse in bicicletta per le stradine tra campi verdi e mulini a vento.
Spesso gli abitanti mi scambiavano per un olandese come loro, come R., avevo fatto crescere i capelli lunghi, mi vestivo male o alla casaccio, un accenno di barbetta rossa, tanto per dare, insieme alle mie lentiggini, un'idea del ragazzo nordico (idea che mi era sempre piaciuta), ma mai ero riuscito ad imparare quella lingua strana, mista tra tedesco, inglese e qualcosa di fiammingo.
Ma l'anno intero, vissuto pienamente in quella bellissima terra mi aveva segnato nell'anima, non avrei voluto mai più andar via da lì.
Un raggio di sole aveva fatto capolino tra le nuvole del tramonto, non mi ero accorto del passare del tempo, mi ero alzato in piedi velocemente e ritornai a casa, in quella casa bianca dalle persiane verdi e dal giardino ora brullo per la stagione autunnale.
Il vento soffiava ancora ed era diventato più freddo, quando avevo la porta alle mie spalle, R. era davanti a me con il suo sorriso un po' triste, le mie valigie erano sotto la scala che saliva al primo piano, mentre l'altra mia roba, era stata spedita qualche giorno prima in Italia, in quel momento le avevamo guardate entrambi.
I nostri occhi si erano incontrati ancora per un attimo, avevo visto sul suo volto una gamma di espressioni, mi ero illuso di aver letto: ho sbagliato, torniamo insieme e resta qui... Ma appunto, era stata solo un'illusione mia.
"Paul, het spijt me zo te zijn, zodat meer dan voor ons" avevo guardato serio il suo volto fermo.
"Oh scusa me, Paul, I'm so sorry to be so over for us".
Che c'era da scusarsi ora? Ormai era finito tutto, del suo dispiacere non me ne importava nulla, avevo solo il mio cuore spezzato ma avevo comunque sorriso.
"R. does not have to worry. Everything will be fine..." avevo detto spostandomi in cucina e poi mente stavo versando del tè in una tazza, dimi aveva detto:
"I'll take you to the airport tomorrow morning, Jim will not come, do not have time ... "
Avevo risposto con un sorriso strano e con un grazie, ormai non c'era nient'altro da dire, finito, tutto.
Il giorno dopo in aereo appena decollato, mi ero messo a leggere un libro, quando eravamo già sulla Germania, mi era tornato in mente di aver lasciato là una foto a cui tenevo molto, noi due sulla spiaggia nell'autunno precedente, seduti sull'altura con il vento tra i capelli.
Con gesto di rabbia avevo chiuso il libro di colpo, improvvisamente un angolo di una busta era apparso tra l'ultima pagina e la retro copertina, una busta che avevo aperto non appena mi ero accorto che dentro c'era una foto, la mia foto, la nostra foto, quella che pensavo di aver lasciato nella casa bianca dalle persiane verdi ed il giardino brullo, vicino al mare.
Dietro la foto una scritta.
"To never forget our love, a copy is in my memories. R."
Per non dimenticare mai il nostro amore, una copia è tra i miei ricordi. R.
Cercavo di trattene il pianto che stava per arrivare, solo qualche goccia di lacrima era caduta sul mio volto, mentre stringevo la foto sul cuore.
L'aereo si stava abbassando di quota e l'annuncio del prossimo atterraggio a Linate mi aveva distolto dal pensiero, guardai fuori dal finestrino, un grande lago e dei monti innevati avevano preso il posto della distesa di campi fioriti, del mare del nord e dei miei due anni vissuti in un paese magico.
Ora stava per iniziare un nuovo capitolo.

Giamapolo Daccò Dos Lerèn (J.P.)

giovedì 8 settembre 2016

SEBASTIAN, ANGELO AZZURRO/SEBASTIAN BLUE ANGEL



SEBASTIAN ANGELO AZZURRO

Perdonatemi se questo mio racconto è triste e si parla di un caro amico che oggi non c'è più ma, penso che sia giusto ricordarlo, ricordare quel ragazzo sorridente che, nonostante le avversità, ha voluto combattere, fortemente come una roccia sfida il mare in tempesta. Ora è lassù nell'azzurro del cielo, libero nel vento e senza più sofferenza.

"CIAO ANGELO.
Sebastian, io vorrei dirti tante parole, tante cose, ma il mio cuore si è spezzato non appena ho saputo che tu non ci sei più.
Non posso credere che la tua bellezza, vitalità, intelligenza, anima e sentimenti ora sono solo un alito di vento nel cielo.
Simpatico, intelligente e pieno di amore eri un ragazzo che non si fermava davanti a nulla, il tuo coraggio durante le prove dure della tua vita, hanno fatto di te una persona speciale, un amico speciale.
Ti penserò sempre e ti vorrò un mucchio di bene e spero che tu lo senta da dove ti trovi ora.
Spero tu sia in un meraviglioso posto dove le anime belle come la tua possano vivere felici e correre nell'azzurro universo.
Ti ho voluto ricordare con queste due foto che ti ritraggono bellissimo e dolce come lo eri tu, anche se forte e deciso nelle tue parole e battaglie.
Tesoro, un bacio ed un abbraccio sperando ti arrivino lassù, dove sei ora. 
Mi mancherai come mi mancheranno le tue parole. Ciao Seba."


SEBASTIAN BLUE ANGEL

Forgive me if my story is sad and there is talk of a dear friend who today is gone, but I think it is right to remember, remember that smiling guy who, despite adversity, he wanted to fight, strong as a challenge rock sea stormy. Now it's up there in the blue sky, free in the wind, and no more suffering.

"BYE ANGEL.
Sebastian, I would tell you so many words, so many things, but my heart is broken as soon as I heard that you are no longer here.
I can not believe that your beauty, vitality, intelligence, soul and feelings now are only a breath of wind in the sky.
Sympathetic, intelligent, and full of love you were a guy who would not stop at nothing, your courage during the hardships of your life, they have made you a special person, a special friend.
I always think you and I want a lot of good and I hope you hear it from where you are now.
I hope you are in a wonderful place where the beautiful souls like yours can live happy and run into the blue universe.
I wanted you to remember with these two photos of you beautiful and sweet as you were, even if strong and resolute in your words and battles.
Honey, a kiss and a hug hoping you come up there, where you are now.
I will miss you as I will miss your words. Goodbye Seba."

Giampaolo.

lunedì 5 settembre 2016

SOGNANDO SETTEMBRE



SOGNANDO SETTEMBRE

"Ehi piccolo sognatore..."
La voce del ragazzo che stava sul pulmino di fianco a me, mi aveva chiamato facendomi segno di salire, il suo sorriso era aperto e simpatico.
Mi ero alzato dal prato su cui ero seduto e salendo su quel mezzo, avevo preso il mio solito posto accanto al finestrino.
Come tutti gli anni, prima dell'inizio delle scuole, settembre era il mese più bello per noi ragazzi anche se segnava la fine delle vacanze fatte al mare o in montagna nel mese di agosto.
Settembre era come se fosse un'altro tipo di vacanza: abitando, allora, vicino alle colline di San Colombano al Lambro, alcuni genitori mandavano i figli a fare la stagione lavorativa della raccolta di frutta, un po' per svagarli e far prendere loro coscienza di cosa significa lavorare ed un po' per starsene tranquilli senza rompiscatole tra i piedi dopo la fine della scuola. 
Infatti dalle nostre parti si diceva: fine della scuola raccolta delle ciliege, inizio della scuola raccolta dell'uva.
E così come quasi tutti gli anni, mi ritrovai con amici conoscenti o estranei, coinvolto a raccogliere l'uva tra i vigneti vicino alla città dove abitavo da ragazzo.
Che meraviglia, si lavorava sotto il sole si, ma con allegria. Si cantava, si raccontavano storie, ci si riposava sotto alberi grandi cercando l'ombra ed il nostro pranzo era tutto nei contenitori che i genitori ci dotavano al mattino presto, prima della nostra partenza.
Il caldo ed il frinire delle ultime cicale, le fila di formiche che sparivano con il cibo in varie piccole buche per terra, poi il ronzio di mosconi, il vento che soffiava tranquillo sui nostri vestiti, le nuvole bianche che volavano leggere nel cielo azzurro, davano un senso fiabesco a chi sapeva raccogliere il senso stupendo della natura in quel mese.
Erano le ultime vere giornate luminose prima di farsi da parte per lasciare il posto all'autunno piovoso e umido.
Difficilmente nascevano amori tra noi in quel periodo, se non qualche bacio o flirt innocente, finito non appena la raccolta terminava ma...
La cosa che io amavo di più era la sera, poco prima del nostro rientro a casa, le giornate si erano fatte più corte ed il tramonto si stagliava presto al'orizzonte.
Ero chiamato il "sognatore", perché o con la macchina fotografica o con fogli e un astuccio di matite colorate, portate nel mio zaino, prima del ritorno a casa, mi mettevo a disegnare o fotografare quel panorama rosso-arancione davanti a me.
Ogni volta mi sembrava diverso, il più bello era stato quello dove un giorno, ci avevano portati proprio verso l'ultima collina ad ovest dove da quell'altezza, abbracciavi quasi tutta la pianura padana da Piacenza a Torino, con il sinuoso corso del Po, le colline che circondavano gli Appennini e a destra la fila delle Alpi con il Monviso ed il Monte Rosa, circondati dai raggi del sole che piano scendeva dietro quegli alti monti.
Nella mia mente a quella visione, apparivano le immagini dei racconti di Ignazio Silone o di alcune poesie di Pascoli e così la mia mente vagava in sogni ad occhi aperti. 
Mentre tornavamo col pulmino scendendo le ripide strade di quelle colline, io mi sedevo sempre dalla parte verso il tramonto. Lo sapevano tutti i miei compagni di lavoro ed il mio posto fisso era sempre quello, dove potevo vedere quel paesaggio magnifico.
"Si può sapere piccolo, perché come tutte le sere, i tuoi occhi sono inchiodati verso quel panorama sempre uguale? Non ti stanchi mai?" mi aveva detto l'ultima sera del raccolto l'autista, questa volta davvero incuriosito tra le risatine degli altri.
"Non è sempre uguale il panorama che osservo..." gli avevo detto guardando i suoi occhi nello specchietto retrovisore.
"A me sembra tutto simile ogni volta, ma mi spieghi il perché li trovi diversi?"
"Mmmm... Troppo lungo e complicato spiegartelo." avevo continuato sorridendogli.
Gli occhi azzurri dell'autista mi avevano guardato sorpresi, come se una domanda in sospeso si era fermata nella sua mente.
"Sono solo sogni di settembre..." conclusi voltandomi verso il tramonto, "E sono solo miei" avevo pensato sorridendo a mia volta mentre guardavo il rosso del cielo dietro le colline.
Intanto il pulmino velocemente si era avviato sulla statale, le ombre scure ad est avevano fatto la loro comparsa, senza cancellare i rossi tramonti, i miei sogni di settembre.
GpDS