martedì 16 agosto 2016

IN UN LIVIDO TRAMONTO



IN UN LIVIDO TRAMONTO

Agosto
  Il tramonto alle nove di quella sera, al contrario di quelli precedenti, aveva un che di livido, di malato, di oscuro, nonostante il rosso si stagliava all'orizzonte occidentale verso la campagna, aldilà della cittadina di mare dove mi ero trasferito per qualche tempo causa un lavoro.
   Andavo veloce con la bicicletta su quella strada sterrata tra i canneti che portavano verso il mare, verso quella spiaggia deserta dove non ci andava mai nessuno, se non qualche vecchietto o persone con il cane appresso.
Poi appoggiando la bicicletta sulla sabbia mi ero seduto su un sasso a guardare quel livido tramonto e da quel momento incominciavo a piangere in silenzio.
 Le nuvole attorno al sole che stava scomparendo erano violacee, fredde quasi gelide come quella sensazione che avevo nel cuore quella sera.
Eppure... Eppure solo nel pomeriggio, quando il sole era forte e nella pausa di lavoro ci eravamo recati al mare per un bagno veloce in attesa di ricominciare, eravamo felici.
Si rideva, si scherzava, ci si tuffava nel blu di quell'acqua fresca, due o tre coppie in compagnia si baciavano, alcune ragazze prendevano il sole come lucertole, ferme come fossero pietre colorate su polvere d'oro.
Maurizio si distese con il suo "salviettone" di lato dov'ero io, appoggiandosi su un fianco, sentivo i suoi occhi verdi fissi su di me.
Mi ero alzato appoggiandomi sui gomiti.
"Che c'è?" lo avevo fissato voltando lo sguardo su di lui.
Mi aveva fatto un sorriso strano e mi strofinò poi con la mano, i capelli.
"Oggi è il giorno... Mi ha detto si, mi ha detto si esco con te..."
"Eh? Dopo tutto questo tempo? Ti ha detto si?" lo fissavo sbalordito, pensando a quella preda tanto ambita da tutti, finalmente Maurizio ce l'aveva fatta.
"Non vengo al lavoro, ho preso tre ore di permesso e così andremo a fare un giro verso le colline e poi un aperitivo e... Lasceremo fare tutto al destino."
Sorrideva con i suoi denti bianchi sul volto abbronzato, bello incorniciato da lunghi capelli ricci.
"E così ce l'ha fatta il "latin-lover" della compagnia." pensavo mentre lo vedevo sorridere distendendosi sulla sabbia, bagnandosi di sole.
Tre ore dopo eravamo attorno ad un tavolo degli uffici del'azienda, con il nostro direttore di lavoro che ci dava quella notizia terribile.
Maurizio era felice e con la sua moto stava andando dal suo futuro amore, ma un'auto, uscita all'improvviso dallo stop, aveva messo fine ai suoi sogni, alla sua voglia di vivere, alla sua bellezza ed ai suoi futuri progetti.
Ero scappato quasi subito da tutti i miei colleghi non appena avevo udito tutto questo, avevo preso la mia bicicletta e corsi veloce verso il mare, l'unico posto che ogni volta mi faceva e mi fa star bene o mi culla nel dolore.
Oggi 16 agosto, sono ormai trentacinque anni che sei volato in cielo, ma ancora oggi ricordo i tuoi occhi chiari di quel giorno quando ti vidi l'ultima volta.
Questa sera non guarderò il tramonto per non vedere nuovamente il livido viola delle nuvole attorno al rosso del cielo.
Non permetterò che il dolore o il ricordo si faccia strada nella mia mente.
Forse non riuscirò a pensare a quel giorno lontani... Forse.

GpDS


3 commenti:

  1. Accetta la realtà Paolo o sei in guerra con te stesso, è una realtà, il fatto che le persone vanno e vengono nella nostra vita. Sarò freddo ma è così. Puoi arrabbiarti secondo di quel che credi, ma anche tu un giorno te ne andrai, ci puoi scommettere, ti rovini la vita pensando. A volte comprendiamo il perché, altre no.
    Un consiglio: Non aspettare a dirgli quanto li ami quelli che sono vivi e accanto a te. Fallo ora. E a quella persona che non c'è più se avevi ancora delle cose da dire immaginalo per un attimo di fronte a te. Digli tutto quello che desideravi. Ringrazialo per ciò che è stato. Poi lascia andare.

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    1. Marco, io accetto sempre la realtà delle cose e dei fatti, quando scrivo i miei racconti probabilmente, esce ciò che (come tutti quelli che scrivono) siamo dentro di noi. I miei scritti riconosco che possono sembrare tristi o pieni di rimpianto, ma è uno scritto appunto serve per destare emozioni. Alle persone che ho attorno o che avevo attorno ho sempre detto loro i miei sentimenti, ho sempre detto vi voglio bene o vi amo... A volte capita come in questo caso, di non aver potuto dire delle cose rimaste in sospeso ma con il cuore e la mente, sono state riferite. Non è facile accettare le scomparse lo so benissimo, ma non sono arrabbiato ne con me stesso ne con nessuno... Meno male che siamo tutti diversi così possiamo confrontarci ed aiutarci con consigli ed opinioni. Grazie Marco e grazie a Maria.

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