lunedì 25 luglio 2016

IL MARE, IL MIO AMORE


IL MARE, IL MIO AMORE

Sognare da piccolo 
una casa sul mare
immaginare le onde
il salmastro arrivare
fino alle tue finestre
ed assaporare
quell'effluvio speciale
che rinvigorisce 
la tua anima.

Sapere che il tuo futuro
sarà lì dove c'è lui
il mare blu, il mare azzurro
sapere che sarai
seduto sulla spiaggia
a godere i ricordi
a fantasticare
su ciò che non è stato
e su ciò che hai vissuto.

Comprendere che
quando sarà il momento
in cui te ne andrai
lui sarà lì
davanti ai tuoi occhi

GIAMPAOLO DACCO' STELLA













venerdì 22 luglio 2016

LE STELLE SIAMO NOI, LE STELLE SONO DI TUTTI




LE STELLE SIAMO NOI
LE STELLE SONO DI TUTTI

A volte quando sento cattive notizie oppure quando qualche amico ritorna lassù o da dove siamo arrivati, istintivamente la sera stessa guardo le stelle nel cielo.
Ho sempre fantasticato che ognuna di loro, è una parte di chi ci ha lasciati, sia in questo mondo sia in chissà quali altri mondi e galassie.
Le guardo con il cuore che piange o con la mente triste, penso a chi si trova lassù, o in qualche spazio sperduto diventando una stella. 
Sogni? Fantasticherie? Voglia di dare ancora una specie di vita a chi non vedremo mai più?
Chissà...
Quando vedo bambini guardare il cielo la sera e li vedo sorridere sentendo magari che la mamma rivela loro "Quella stella gialla è lo zio... Oppure quella rossa è la nonna...." quasi obbligando in modo fantastico, accettare la mancanza di chi un tempo magari poco prima, è stato con loro dando amore ed affetto.
Mi verrebbe voglia di dire:"No non è vero, son bugie.. Le hanno raccontate anche a me da piccolo, poi da grande ti rendi conto che non è così. che ti illudono, che ti ingannano e..."
Coma si fa a distruggere i sogni di chi crede nelle favole, nelle speranze specie se son bambini?
Io sono stato uno di questi, dove una zia mi diceva che ogni stella era una persona che conosciamo, una persona a cui abbiamo voluto bene, oppure era un bambino africano morto per la fame, una donna anziana morta sola in qualche ospizio.
Ed io ci credevo sperando che diventando poi una stella sarebbero brillati felici lassù nel mondo magico.
Quanta finzione, quante bugie... Eppure servono anche per sopravvivere, guardiamo il cielo sperando che il paradiso sia lì mentre viviamo quaggiù su questa terra che dovrebbe essere lei l'eden tanto sospirato ed invece noi l'abbiamo trasformata nell'inferno più brutto che si possa immaginare.
Le stelle... Bellissime, ci fanno sognare, ci fanno credere che loro, le stelle siamo noi. che le stelle sono di tutti noi...
Ma non è così, peccato.
GpDS

martedì 19 luglio 2016

SOGNO D'AMORE



(DEDICATO A MARCO G.)


SOGNO D'AMORE

L'alba più bella che abbia mai visto Marco, è stata in Grecia a Naxos.
Era seduto con Neilos sulla sabbia di fronte al mare poco distante dal paese di Azalas.
Aveva sentito nel cuore e nell'anima un misto di serenità, emozione e felicità.
Neilos, il ragazzo dagli occhi d'oro e i capelli ricci lunghi gli aveva messo un braccio attorno alle spalle, Marco aveva appoggiato la sua testa a quelle dell'altro.
Un amore sbocciato al porto di Naxos, mentre Marco era seduto su un muretto a guardare i pescatori e subito vide quel bel ragazzo con i pantaloncini corti, attraente, abbronzato con un sorriso smagliante.
Marco era venuto in vacanze da solo, dopo la morte di suo padre, il quale non aveva mai saputo della sua omosessualità, non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo, solo agli altri componenti della famiglia.
In parte si sentiva in colpa, ed in parte sollevato sapendo la mentalità dell'uomo che amava tanto,  così aveva deciso di concedersi una vacanza solitaria in un'isola del ma Egeo.
Neilos si era accorto dello sguardo di Marco, allora per vergogna quest'ultimo si era allontanato quasi impaurito, aveva pensato che a quel ragazzo gli aveva dato fastidio quel suo insistente sguardo.
La sera stessa si erano trovati in un bar pieno di giovani e musica, Neilos si era avvicinato a lui:
"Ti ho riconosciuto subito, piacere mi chiamo Neilos. Eri sul molo a guardare il mare stamattina vero?" era ovvio che la sua fosse una battuta.
Marco aveva sorriso e si era accorto in quel momento che quel ragazzo aveva gli occhi color dell'oro, un verde strano e quel sorriso smagliante che gli aveva fatto battere il cuore.
Neilos lo aveva condotto fuori dal locale quasi di corsa e si ritrovarono su una terrazza ad osservare le navi e le luci della cittadina sotto grandi stelle bianche.
Da quel giorno per tutta la vacanza avevano passato insieme, tutto il tempo libero del giovane pescatore. Neilos amava la voce con l'accento romano del ragazzo dagli occhi blu e lo avrebbe seguito, se glielo avesse chiesto.
L'alba rosata con sprizzi d'azzurro era davanti a loro, l'ultimo giorno, non sapevano se un domani si sarebbero rivisti, ma quei giorni trascorsi insieme erano stati magici.
L'abbraccio di quel mattino era un nido d'amore, un calda culla, un raggio di luce... Mentre i primi raggi del sole erano spuntati all'orizzonte.
Qualche ora più tardi Marco, guardava la collanina di turchese regalatagli da Neilos, con una piccola Venere come ciondolo, la dea dell'amore. Aveva chiuso gli occhi ricordando i giorni con lui e si era messo a piangere.
Sono poi passati alcuni anni, Giampaolo e Laura erano seduti su una panchina e tra le mani una lettera ed una foto: Marco e Neilos nella loro casa a Cnosso, la Venere turchese aveva fatto il miracolo dell'amore, non li aveva fatti perdere tra i menadri del mondo.
Dietro i loro volti sorridenti un alba magnifica, un'altra alba che sapeva di magia, quella dell'amore.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn



mercoledì 13 luglio 2016

L'AQUILONE




L'AQUILONE


E Paolino correva, correva veloce nei prati dietro la casa della nonna, correva col suo aquilone azzurro stagliato nel tramonto di quella sera d'estate.
Non vedeva e ne sentiva gli altri amici dietro di lui, si era allontanato di proposito, voleva vedere quell'astro rosso scendere fino a scomparire all'orizzonte.
E per vederlo meglio doveva salire sulla piccola altura sopra i campi.
Sentiva la voce della nonna che lo incitava a non distaccarsi troppo, il suo aquilone era ben visibile agli altri.
Non c'erano fossi pericolosi e zone con trappole o pantani profondi.
Paolino alzava gli occhi per vedere il suo aquilone volare in alto mentre un venticello tiepido e piacevole proveniva da sud, ogni tanto qualche aereo basso passava sulla sua testa, aerei in procinto di atterrare al vicino aeroporto.
Col fiatone si era fermato vicino al grande albero di sambuco, sentiva il vocìo e le risate degli altri poco più sotto di lui.
Il sole era davanti ma non faceva male agli occhi a guardarlo, l'aquilone scese piano verso di lui finendo dolcemente i suoi piedi.
Non sapeva il perché ma quando lo prese in mano, uno alla volta, sul colorato gioco di carta, i volti di chi lo accompagnava quella sera si impressionarono come per magia sopra quel rombo leggero. Nella sua mente vennero come per incanto, i disegni dei destini di ognuno di loro, dei suoi amici:
Gina, Mariagrazia, Claudio, Gigi, Luciana, Carlo, Ines, Angiolina e la nonna...
Paolino non capiva il perché vedeva con la mente quelle cose, ma non riusciva anche a comprendere come mai il suo viso non c'era in quei pensieri.
Poi l'impulso di riprendere a correre verso gli altri, scese dalla piccola altura verde verso la strada che costeggiava il fiume e dove c'erano gli altri seduti sul prato ed all'improvviso quando il suo aquilone blu prese il volo verso il cielo, vide il suo volto e una città di mare lontana...
Aveva pensato per un istante: "Ecco dove sarà la mia casa!" e subito dopo, il suo visetto di bambino con la casa alle sue spalle, scomparirono al rumore di un altro aereo che passava veloce sopra la sua testa.
Aumentando la sua corsa, vedeva i suoi amici avvicinarsi di più urlando i loro nomi, felice per quella serata.

giovedì 7 luglio 2016

RICORDI DI SIGNORA BIONDA



RICORDI
DI SIGNORA BIONDA

Il vento caldo del mare fa svolazzare il vestito di Laura, un abito leggero di lino azzurro, lungo fino ai piedi.
I capelli biondo chiaro raccolti in una treccia, le donano un'aria sbarazzina di una gioventù ormai passata, mentre i suoi occhi azzurri fissano il mare e l'uomo sulla sabbia che le sta da vicino da più di trentacinque anni.
Lui si volta verso di lei, Laura dalla veranda gli fa un saluto con un sorriso mentre i loro due cani corrono giocosi sulla spiaggia quasi al tramonto.
Seduta sulla sedia di vimini, si rivede giovane con lui, mentre si erano incontrati nel lontano 1998 in un locale affollato di Milano e subito lei fu colpita dallo sguardo tenebroso di lui e lui dagli occhi color del cielo di lei.
Fu subito amore... E lo è tutt'ora.
Nel corso degli anni, non erano arrivati i figli tanto desiderati ma quello che li ha sempre tenuti uniti sono stati il grande amore, il rispetto, la stima e la forza affrontando prove difficilissime nel corso del tempo.
Poi quanto tutto era tornato sereno, la coppia aveva acquistato in Spagna, per passare una dolce vecchiaia, una bella casa bianca in riva al mare 
Lorenzo non sa dell'incontro di lei avvenuto pochi giorni prima in un negozio della cittadina in cui vivono tutt'ora.
Juan Ramon la riconobbe subito nonostante erano passati cinquant'anni, le si fece incontro presentandosi. Laura era diventata rossa per la sorpresa, Juan era stato il suo amore di ragazza quando lei era appena ventenne e lui un ricchissimo e stupendo uomo d'affari di dodici anni più grande.
Si erano innamorati come mai nonostante la differenza di età e lui avrebbe messo il mondo ai suoi piedi, le avrebbe fatto fare una vita da regina.
L'avrebbe portata a casa della sua potente famiglia in Spagna, dove erano molto noti ed amici della nobiltà madrilena ma...
A pochi mesi dal fidanzamento lui si era rivelato molto duro, intransigente e geloso. In un litigio le disse che lei era attratta dal suo denaro e non dall'amore.
Giovane com'era, inesperta e un poco sognatrice, a quelle parole inutili e cattive e soprattutto non meritate, era fuggita piangendo. L'avevano cercata per molte ore i genitori, lui, alcuni amici. 
Era fuggita al mare e lì la trovarono seduta su una panchina piangente mentre le onde bianche si stavano infrangendo su degli scogli vicino a lei.
Fu la loro fine, Laura non era venale ma con lui, nonostante i difetti e la durezza di carattere sarebbe stata la padrona di tutto un domani, sarebbe andata via da quel mondo stretto di provincia in cui viveva.
Nel negozio, Laura guardava Juan, era cambiato, era diventato molto anziano anche se un guizzo vivace balenava nei suoi occhi verdi mentre la stava osservando, un giovane moro che era accanto a lui, si era staccato vedendo il nonno fermare quella signora bionda.
"Non ti ho mai dimenticata... Sei bellissima come allora." le disse porgendole la mano. Laura sorrise ricambiando parole di circostanza. Lui la fissava con intensità.
"E' stato un peccato per noi due... Ma la colpa fu mia, tu eri troppo piccola per un uomo come lo ero io."
Si erano poi seduti per un caffè al bar di fronte mentre nuvole bianche e leggere volavano sopra le loro teste.
Lei non disse molto del suo trascorso e difficoltà, solo che era serena e felice con il suo compagno.
Juan raccontò molto di se, del suo lavoro, delle sue due mogli e sei figli più vari nipoti ed un impero enorme da gestire, una vita da milionario, intensa e ricca di emozioni.
Si erano lasciati un'ora dopo, tornando a casa Laura pensava a Lorenzo, non vedeva l'ora di dirglielo, ma quando lo aveva raggiunto, aveva tenuto per se quel piccolo incontro.
Ora Laura guarda il suo uomo che sta raggiungendola con i loro due cani, sorride tra se, Lorenzo non era stato in grado di renderla regina con denaro, viaggi, lusso ma è stato ed è l'uomo che tutt'ora la rende una principessa piena di amore, di calore, di serenità.
Capisce in un attimo che avrebbe potuto avere un mondo ai suoi piedi ma, mai lo avrebbe cambiato con quello pieno di colori, luce e fiori che Lorenzo le aveva dato e che le dona tutt'ora.
Felice si alza dalla veranda e gli corre incontro chiamandolo semplicemente "Amore".
La luce sul mare fa brillare le onde come stelle del cielo ed i gabbiani come farfalle bianche volano sull'immensa distesa blu alle loro spalle. 
Insieme abbracciati ora si avviano nel loro nido bianco, un nido pieno di calore e serenità.
GpDS

venerdì 1 luglio 2016

UN SOGNO MOLTO REALE



UN SOGNO MOLTO REALE

Sentivo le onde biancastre spumeggiare vicino a me, infrangendosi leggermente sulla spiaggia dorata. L'ombra delle palme, un vento caldo e gli occhi chiusi per assaporare il profumo salmastro dell'Oceano, mi facevano stare bene. 
Era come fossi in paradiso, sentivo il sole meno caldo per l'ora tarda del pomeriggio, una vacanza in un certo senso sudata e meritata dopo un anno di lavoro pesante e difficoltoso.
Ero lì da pochi giorni e ne avrei passati altri venti, tra spiaggia, oceano, escursioni.. Incominciavo a sentire l'energia entrare in me.
L'Hotel era stupendo, incastonato in quel posto tropicale magnifico e pensando all'autunno europeo appena arrivato, mi sentivo un privilegiato, anche perché aldilà del personale del posto non conoscevo ancora nessuno.
"E da tanto che sta pensando al paradiso?" una voce gradevole ed ironicamente simpatica mi aveva scosso da quel tepore sognante, aprendo gli occhi mi trovai in piedi davanti all'amaca su cui ero sdraiato, una magnifica creatura.
Capelli neri, ricci e bagnati che scendevano fin sotto le spalle, occhi scurissimi dalle ciglia lunghe, bocca leggermente imbronciata che incorniciava un sorriso bianco perfetto e subito il cuore incominciava a battermi forte.
Aveva sorriso davanti al mi stupore, balbettai qualcosa come "Si... certo... Qui è tutto un paradiso...".
"Hai gli occhi color del cielo e i capelli color del grano..." incominciavo a pensare di essere preso in giro "Non ti sto prendendo in giro!" mi aveva detto smettendo di sorridere.
"Che fa mi legge nel pensiero?" avevo pensato.
"E non leggo nel pensiero..." eravamo scoppiati a ridere, avevo tolto la fascetta che legava i miei lunghi capelli che scesero fino alle spalle.
"Sembriamo Yin e Jang, sai di che parlo vero?", avevo annuito.
Non so come accadde, ma ci siamo poi ritrovati a passeggiare lungo la spiaggia che incominciava a tingersi di rosso per il tramonto, parlando di cose esoteriche, di noi, delle bellezze del posto.
Avevamo scoperto che alloggiavamo nello stesso albergo, avevamo gli stessi gusti, ed eravamo italiani. Osservavo la diversità fisica dei nostri colori, tant'è che mi misi a ridere tra me, pensando a dei biscotti famosi per essere uno chiaro ed uno scuro incollati da un goccio di crema di vaniglia.
Avevamo mangiato in un piccolo locale con indosso solo il costume da bagno, coperto da un pareo, i nostri occhi si fissavano spesso, ma io mi sentivo arrossire, non so perché ma non mi era mai capitata una cosa del genere.
Molto più tardi la luce della luna filtrava tra le finestre della sua camera, guardavo quella creatura completamente nuda abbracciata a me, le ombre disegnavano sul corpo curve ed onde scure e sensuali.
Era stata una notte piena di passione, pensavo che sarebbe durata solo una volta, i suoi capelli neri lungo le spalle sembravano blu nella penombra. 
Muovendosi, aveva aperto gli occhi su di me e subito un leggero bacio aveva colpito la mia bocca, avevo anche notato in quell'istante una cosa che non avevo visto prima, il tatuaggio Ying e Jang sulla sua spalla sinistra.
"Non ci siamo incontrati per caso." aveva detto all'improvviso notando i miei occhi fissi sul tatuaggio "Era destino, me lo sentivo quando ti avevo visto entrare nella hall la prima volta con la valigia blu e lo zaino in spalla. Sembravi un angelo con i capelli lunghi e lo sguardo un po' perso."
"Grazie..." avevo detto così
"E per cosa? Passeremo le vacanze insieme se ti... Ma si che lo sai, fino al giorno della partenza per casa saremo qui, insieme."
Così era stato, che giorni e notti meravigliose, un sogno reale, un premio per un anno durissimo che pensavo di meritare.
Avevo scoperto che eravamo sul volo di ritorno insieme, che meraviglia fino all'ultimo.
Milano Malpensa, venti giorni dopo. Passata la dogana ci eravamo fermati in un bar per mangiare qualcosa, non sapevo se chiedere il  suo numero di telefono.
"Senti..." mi aveva detto all'improvviso, "Non scambiamoci niente, te l'ho letto negli occhi. Ne telefono, ne indirizzo, nulla. So che abiti a Milano ed io a Roma... Se il destino vorrà ci rincontreremo, meglio così..." aavevo risposto con un cenno della testa, sembrava un gioco magico e crudele. Un bacio aveva suggellato il nostro addio, mi veniva da piangere, ero stato troppo bene.
Mi ritrovai a casa dopo due ore pensando a quell'avventura stupenda ed ai suoi occhi così penetranti, ma chi era? Un altro  angelo comparso all'improvviso?
Molti anni dopo ero ad un convegno nella città eterna, centinaia di persone di tutto il mondo ed una noia mortale nel partecipare a tre conferenze che non finivano mai, tra persone di ogni lingua.
Poi il penultimo giorno, un'escursione in Vaticano per visitare gli stupendi musei e mentre stavamo passeggiando tra quelle meraviglie di quadri e statue, rividi la meravigliosa creatura,  non era cambiat amolto, solo i capelli più corti, da perfetto idiota mi ero nascosto dietro ad una colonnina... 
Non so perché lo avevo fatto ma mi sentivo in imbarazzo, non ero più solo e forse rivedendoci sarei rimasto imbarazzato.
Quando non vidi più la sua figura, mi spostai da dov'ero e raggiunsi il mio gruppo.
Dieci minuti dopo, un signore con la divisa da guida si era avvicinato.
"Signor Daccò? Giampaolo Daccò?"
"Si sono io." avevo detto stupito.
"Le devo consegnare questa busta da parte di una persona  che mi ha fermato poco fa." lo ringraziai, avevo tra le mani tremanti la busta, avevo capito di chi era e non appena l'avevo aperta, ecco quelle parole scritte ocme il fuoco sulla pelle:
"Angelo biondo, ti ho ritrovato anche solo per pochi secondi. Avevo capito che non eri da solo, così ho evitato di avvicinarmi. Volevo dirti che sei e lo sarai per sempre, un angelo biondo indimenticabile per me. Sono sicuro che ci rivedremo ancora... E' destino Jang, sono sicuro che il mare sarà il luogo esatto, ma non so quando. Ciao Ying."
Avevo sorriso mettendomi in tasca la busta.
Incredibile, mi chiedo ancora oggi se quel sogno era stato reale...
Una busta messa in una scatola di ricordi lo conferma, è stato reale.
GpDS