mercoledì 30 novembre 2011

MILANO, TANTE PERSONE MOLTI SENTIMENTI E TROPPE PAURE




Milano, 30 Novembre 2011.
   Freddo, un cielo ormai scuro, stelle bianche e azzurre gelidamente brillanti sopra di noi. Tanta gente mi sta passando accanto, frettolosa, con gli sguardi diritti davanti a me, le vetrine sono già illuminate dalle luci natalizie ed attorno a me l'atmosfera delle prossime feste incomincia a farsi sentire. Guardo i volti che vedo attorno e cerco di indovinare quello che provano o che sentono dentro. Molti mi suggeriscono amore, dolore e stanchezza. Amore, quella parola tanto usata ma poco capita. Dove a volte la passione viene scambiata per amore finendo presto, dove questa passione porta sofferenze e da lì nasce la paura. Paura di amare, di lasciarsi andare, di essere "nudi" davanti all'altro e sentirsi vulnerabili. Aver paura di amare, di amarsi troppo e fuggire, per vigliaccheria... per timore e per tante altre cose. Peccato, eppure abbandonarsi all'amore e a chi ci ama è la cosa più bella che possa esserci, se anche dovesse finire, se anche la sofferenza per essere stati lasciati faccia star male in modo atroce, abbiamo donato il sentimento più nobile.

MILANO, UNA SERA NEBBIOSA, UN AMORE STA PER FINIRE E QUESTA CANZONE.


Milano, Dicembre 1978.
La nebbia era intorno a noi, aspettavamo Luigi che davanti a noi, stava sull'auto della donna con cui usciva già da un paio di anni. Quella sera avevano deciso di lasciarsi ed ironia della sorte mentre nella nostra macchina attendavamo che lui ci raggiungesse, dalla radio irruppe questa canzone, la stessa storia, le stesse parole. Gli altri 2 amici parlavano di sport ed io guardavo quelle teste nell'auto davanti che si muovevano mentre discutevano sulla fine della loro storia d'amore. Un colpo di clacson di un autobus che passò accanto e Luigi scese dall'auto mentre questa in pochi secondi scomparve con una sgommata rabbiosa. Salì dietro accanto a me col viso pallido e tirato "E' finita davvero"... lo guardai ed aveva gli occhi lucidi "Penso che non poteva andare avanti così ancora per molto...". "Già..." gli risposi poco convinto. 23 anni lui e 38 lei con due figli adolescenti... ovvio che non poteva durare. Mentre uscivamo dalla città, immersi nelle luci fioche, Marco e Massimo continuavano a parlare fittamente di sport. Luigi stava assorto pallido col viso teso immerso nel suo dolore nei suoi pensieri. Guardavo i rigagnoli umidi della nebbia scendere lenti dal finestrino mentre la mia mente ripensava alla sua storia, così uguale a tante altre destinate a finire non per mancanza d'amore ma "tenere la testa a posto", rischiare o rompere quell'equilibrio che gli altri pretendono da noi non è una cosa bella. Non importa quanto si potrà soffrire ma non si deve "farlo"... che tristezza. La nostra auto si immerse nella campagna nebbiosa tra le luci fioche delle auto e dei lampioni resi come fantasmi grigiastri dalla bruma. Noi con i nostri pensieri  pieni di dolore o amore, decisi a cambiare pagina.

martedì 29 novembre 2011

SANT'ANGELO LODIGIANO (LO)



SANT’ANGELO LODIGIANO
Cenni storici
Sant’Angelo Lodigiano è uno dei maggiori comuni della provincia di Lodi; si trova lungo le rive del fiume Lambro. Non si sa con esattezza a quale santo Angelo si riferisca il toponimo: è certo però che in epoca longobarda era molto diffuso il culto di San Michele Arcangelo, anche se sul territorio non sono presenti edifici sacri a lui dedicati.
Il primo nucleo abitato del paese risale a epoca remota e si ritiene si fosse insediato alla confluenza fra il Lambro settentrionale (detto”vivo”) e il Lambro meridionale (detto “morto”), proveniente dalle paludi formate dall’Olona.
Sant’Angelo viene citato per la prima volta in un inventario dei beni del monastero di santa Cristina de Olona alla fine del X secolo e in un atto del 1188; secondo lo storico Giovanni Agnelli possedeva un’importante chiesa plebana che nel 1261 fu sottoposta al pagamento del tributo al legato pontificio.
Intorno all’XI e XII secolo il paese era formato da tre nuclei: santa Maria, san Martino e Cogozzo, ognuno dotato di una chiesa e l’ultimo anche di un castello, poi distrutto nel XIV secolo; con il dominio visconteo Sant’Angelo crebbe d’importanza e di prosperità e rimase a lungo nell’orbita milanese nonostante i numerosi tentativi dei vescovi di Lodi di rivendicare i propri diritti sulla zona.
Anche Sant’Angelo ha subito negli ultimi decenni un’intensa espansione edilizia che ha portato alla realizzazione di nuovi quartieri residenziali e di strutture per accogliere manifestazioni di vasto richiamo.
Il Castello
Nel 1375 Bernabò Visconti vi fece costruire un grandioso castello per donarlo alla moglie Regina della Scala. Subentrato successivamente a Francesco Sforza, fu conferito da quest’ultimo a Matteo detto il Bolognino in cambio della rocca di Pavia; nel 1452 i conti Bolognini diventarono i nuovi signori del paese, dove rimasero fino al Novecento.
Fra il XV e il XVI secolo Sant’Angelo dipese negli statuti e negli ordinamenti dalla città di Pavia; fu poi coinvolto negli scontri sanguinosi fra gli Spagnoli e i Francesi interessati alla conquista del ducato di Milano, subendo spesso invasioni e saccheggi.
Durante la dominazione spagnola l’importanza del paese non diminuì poiché derivata dalla sua vivacità commerciale, legata in particolare a un mercato settimanale di bestiame svariati prodotti quali lino, carni e cordame.
Nel corso del XVII secolo il paese fu teatro di lotte popolari organizzate dalla famiglia locale dei Barasa contro la signoria dei Bolognini che tuttavia si placarono verso la metà del secolo successivo.
I conti Bolognini s’impegnarono attivamente nella vita del paese favorendo la creazione di istituzioni assistenziali e di opere pubbliche, come per esempio il primo ponte in ferro detto “il Ferrante” dal nome del conte che lo fece costruire, un impianto idraulico per la molitura e canali di irrigazione. L’ultimo discendente del casato, il conte Gian Giacomo Morando Bolognini, avviò gli interventi di consolidamento e di restauro del castello sia all’interno che all’esterno: dal 1919 anno della sua morte i lavori vennero proseguiti dalla vedova, contessa Lydia, che in mancanza di eredi trasmise il possesso del castello all’Istituto Sperimentale di Cerealicoltura.
BASILICA ROMANA MINORE
PARROCCHIA con il titolo di S.ANTONIO ABATE E S.FRANCESCA CABRINI(titolo aggiunto nel 1946) - sede di vicariato - Diocesi di Lodi - provincia di Lodi
Cenni storici
Dall’Archivio vescovile di Lodi si rileva che la “ECCLESIA PLEBANA” di S. Angelo ha origini risalenti al 1210, era ubicata al centro dell’abitato e ne era arciprete un certo don Gerardo.
Si suppone che sia durata fino al 1400 con l’edificazione di una nuova chiesa parrocchiale e del campanile su quella esistente. Questa seconda parrocchiale subì diverse trasformazioni e in una di queste fu assegnato un nuovo patrono alla chiesa, S.Antonio Abate (1535).
Verso il 1660 i fedeli chiedono al parroco, dott. Don Domenico Longo, di edificare una chiesa più decorosa; nonostante le gravi difficoltà economiche nel 1662 il parroco designò 27 delegati della fabbrica della chiesa e il 12 giugno 1662 ebbe inizio <la fabbrica della chiesa parrocchiale di S.Antonio Abate, della terra di S.Angelo, quale è stata compitamente stabilita dalla pietà dei poveri, non restando altro che il campanile imperfetto così lasciato dai nostri antenati>.
Il 4 agosto 1673 la parrocchiale fu ultimata: era a tre navate, con 4 cappelle a destra e 3 nicchie a sinistra, oltre al battistero. La parte più bella e caratteristica fu il campanile che divenne poi lo stemma civico e il simbolo della borgata.
Nel 1787 il campanile venne sopraelevato con rifacimento barocco e nel 1826 venne ultimato con terrazzo e colonna neo classica scannellata, sulla cui sommità svetta la statua di San Michele in marmo di Viggiù opera dello scultore milanese Butti.
Nel 1767 le campane vennero portate a cinque e venne costruito l’artistico e prezioso altare Maggiore che rimase nell’ultima basilica fino al 1968 anno della ristrutturazione secondo i dettami della riforma liturgica.
La storia della basilica attuale comprende circa un secolo; difatti ebbe inizio con il primo progetto nel 1859 per iniziativa del parroco mons. Bassano Dedè (padre spirituale di Madre Cabrini), elaborato dall’ing. Giovanni Vandoni di Milano.
Negli anni precedenti la prima guerra mondiale venne approvato un nuovo progetto dell’arch. Venturini di Cremona: entrambi i progetti furono disattesi per cause indipendenti dalla volontà dei parroci e dei fedeli.
Con l’arrivo nel 1921 di mons. Enrico Rizzi, nuovo parroco, il problema della nuova chiesa venne riproposto e il nuovo progetto fu affidato all’ing. Spirito Maria Chiappetta di Milano.
Il 7 luglio 1928 venne posta la prima pietra ed ebbero inizio i lavori affidati all’impresa di Felice Conti.
La nuova basilica è a croce latina con santuario a trifoglio deformato. La pianta è a tre navate: la navata centrale si allarga in corrispondenza dei bracci di croce trasversali ed assume la forma di un ottagono con absidi laterali a tutto sesto, mentre le navate laterali girano attorno alle absidi stesse. In corrispondenza della parte ottagonale le volte si elevano fino all’imboccatura pure ottagonale della cupola alta ben trenta metri da terra. L’interno ricco di marmi e decorazioni arieggia lo stile rinascimentale bramantesco.
Il progetto fu attuato fedelmente e la chiesa potè essere consacrata il 28 ottobre1938 (anniversario marcia su Roma) da Mons. Pietro Calchi Novati, Vescovo di Lodi.
Il 13 Novembre dello stesso anno avvenne la beatificazione di Madre Cabrini.
La decorazione fu iniziata con mons. Rizzi e conclusa nel maggio del 1944 con Mons. Giuseppe Molti.
Le decorazioni sono opera della scuola del Taragni di Bergamo, mentre i grandi affreschi delle absidi, delle lunette e delle tazze sono di Pasquale Arzuffi, pittore bergamasco.
Le vetrate, dipinte con colori a fuoco, sono opera dell’artista lodigiano Gaetano Bonelli.
Tuttavia le tre vetrate con la vita della Santa (passaggio delle Ande - la stesura delle regole dell’istituto e la sua morte) furono eseguite dalla Veder Art della fabbrica del Duomo di Milano.
Il presbiterio come si presenta ora, è il risultato di una ristrutturazione avvenuta nel 1968 su progetto dell’arch. Mons. Valerio Vigorelli della scuola del Beato Angelico di Milano.
Nel 1969 il vecchio altare fu trasferito nella chiesa di Santa Maria Regina in Cogozzo e la cappella di S.Antonio fu trasformata in cappella del SS.Sacramento; degno di rilievo è il Tabernacolo.
Nel 1976, a ricordo del 30° anniversario della canonizzazione di S.Francesca Cabrini, il primitivo pavimento in mattonelle di cemento venne rifatto in lastre di granito.
Particolare attenzione meritano alcune opere sia per il loro valore intrinseco artistico, sia per il loro valore storico in quanto provenienti dalle chiese parrocchiali preesistenti.
Cappella della Madonna del Rosario: risale alla chiesa parrocchiale del 1400 e notevole è lo stile rinascimentale dell’altare marmoreo. Gli affreschi della volta sono del Morazzone, quelli laterali sono del 1950 del pittore Arzuffi, frutto di artigianato locale sono i quadri dei quindici misteri del Santo Rosario. La statua della Vergine è in legno, sopra è posta una piccola tela raffigurante Dio Padre, attribuita a Daniele Crespi.
Battistero: opera in legno di pregiata fattura seicentesca proveniente dalla vecchia chiesa parrocchiale, qui è stata battezzata il 15 luglio 1850 S.Francesca Cabrini.
Cappella del Sacro Cuore: ”Madonna con bambino e santi” è un affresco strappato dalla demolita chiesa di Santa Marta ma proveniente dalla prima chiesa quattrocentesca.
Cappella SS.SACRAMENTO: la pala di S.Raffaele è una tavola cinquecentesca in legno, incastonata in una cornice di costruzione recente di stile neo classico. Questa tavola venne attribuita all’attività pittorica di Bernardino Lanino(1512-1583), riflettendo tutto lo stile di Gaudenzio Ferrari nella cui bottega il pittore svolse uno dei periodi principali del suo lavoro artistico.
Cappella di Santa Francesca Cabrini: sulla parte centrale domina la tela raffigurante la giovane Madre Cabrini che sembra sciolta da tutti i legami terreni e librata nell’aria sullo sfondo del mare e del cielo, opera del celebre pittore Galizzi; gli altri due quadri sono del pittore Cesare Secchi e raffigurano l’assistenza agli emigranti e l’opera educativa fra la gioventù. L’altare in marmo è sormontato dal prezioso reliquiario contenente il ”radio” della Santa.
Questa basilica sorta in un periodo di grave crisi economica, testimonia la generosità di un popolo che ha saputo apprezzare la fortuna e l’onore di avere come concittadina una grande Santa: Francesca Saverio Cabrini.

domenica 27 novembre 2011

Sensazioni 1: PAGINE



Guardo le pagine del libro davanti a me, le parole sbiadiscono insieme a queste righe  ormai diventate invisibili. La mente ora vaga nell'immensità dei pensieri, delle riflessioni, dei ricordi, dei sogni.
Passato, presente e futuro sono tutti in un libro, spesso scritto da noi ed altrettanto dal destino. La sensazione di percorrere una strada maestra con dei punti stabiliti e due diramazioni da seguire col cuore, con la mente e con le azioni, una bianca e una nera, una lucente e l'altra scura, una a destra e una a sinistra e secondo la propria scelta si arriva a quei punti stabiliti dal destino, pronti oppure impreparati.
Se avremo sbagliato oppure fatto giusto ne pagheremo conseguenze o godremo gioie, avremo dolore o allegria, odio o amore, giustizia o torti, spesso daremo colpa a quel destino che ci ha fatto trovare una tappa così difficile se avremo intrapreso la strada negativa, senza pensare un attimo che la colpa è stata soprattutto nostra. Non è facile assumersi le proprie responsabilità e riconoscere le proprie colpe, non è facile dire ho sbagliato. 
Ma comunque sia, ogni giorno che viviamo, ogni percorso, ogni strada che scegliamo, ogni persona che incontriamo, è una pagina della vita ed ogni volta è un'emozione diversa, un'avventura unica, un qualcosa da raccogliere e mettere nel bagaglio dell'esistenza. 
La mia mente ritorna nel presente e guardo di nuovo quelle righe, quelle parole del libro davanti a me, osservo quelle pagine che scorrono nel leggero alito di vento caldo e seduto, guardo il tramonto rosso e quel mare nella sua grande bellezza ed armonia... 
Quanti lunghi giorni e pagine bianche ancora da scrivere nel mio  libro, eppure il tempo è qui immobile ed aspetta ogni mia mossa e pensiero per poter scorrere verso vie sconosciute ed esperienze diverse. Il vento caldo sul mio volto dice che fra poco ci sarà una nuova pagina da riempire con emozione...
E domani la scriverò.

CAPRICORNO


CAPRICORNO

nozioni di base


Generalità

Segno di TERRA (freddo e secco), mobile, cardinale, notturno, di breve ascensione, femminile, meridionale, di ascensione obliqua, animale, selvaggio, violento, tortuoso, deforme, di debole costituzione, di taglia piccola e smilza, di spirito superiore, invernale, obbediente, di scarsa prole, di voce mediocre, d'infermità, di intenti filosofici, di veemenza nel vizio.
Domicilio nottorno di SATURNO, esilio della LUNA, esaltazione di MARTE, caduta di GIOVE (dati tradizionali). 
Il Sole traversa il segno dal 21 dicembre al 19 gennaio circa.

Analogie

Ambizione, meditazione, pazienza, ascensioni lente e difficili, lavori minuziosi. Il pensiero, la filosofia, l'agricoltura, le miniere, le sommità, le montagne, gli animali grandi.

Corrispondenze anatomiche e patologiche

Questo segno governa principalmente le ginocchia ed esercita una influenza secondaria sulle ossa e sulla pelle. Le sue malattie sono l'artrite, la tubercolosi ossea, i reumatismi, la gotta ed in genere tutti i dolori agli arti inferiori. Il Capricorno sembra accentuare i rischi di fine violenta che eventualmente già esistono.


Descrizione Generale del Capricorno in maniera innovativa

L'animale araldico e vero del Capricorno è lo stambecco, così risulta nelle lingue germaniche europee che conoscono bene la fauna alpina.  Si tratta di un animale "pesante" ed "assorto", grazie alla sua possente muscolatura può assicurarsi quell'isolamento che solo le vette montane posso dare, come se evitando i verdi pascoli che si trovano nelle vallate, valgono la pena di sacrificarli per avere il privilegio di vedere il mondo sotto di se.  In questo decimo segno, lo zodiaco raggiunge il suo culmine e anche se spesso viene considerato freddo a volte disumano, il Capricorno invece presenta un comportamento tra i più normali di tutti gli esseri umani viventi al mondo. Nel senso non tanto normale del termine, ma che in generale sono persone che non ricorrono a scuse o invenzioni per non assumersi le proprie responsabilità e sono coscienti di ciò che vogliono e non se ne vergognano ne cercano di convincere se stessi o gli altri raccontandosi bugie e mostrarsi diversi come sono realmente. In genere un Capricorno lo si riconosce da alcune cose, una frase tipica è "Guarda cosa sono stato capace di fare" invece di "Guarda chi sono io", praticamente loda  ciò che fa ma non se stesso come di solito fa un Leone o un Ariete. 
E' spesso descritto come introverso o cupo eppure c'è una stragrande maggioranza di persone estroverse, cordiali ed allegre tra i capricorni, invece per quanto riguarda le persone introverse di questo segno, queste nascondono dentro di se grandi idee, ragionamenti, intuizioni e soprattutto grandi silenzi, di cui farebbero bene a chi parla senza dire nulla di concreto. Praticamente in linea di massina il Capricorno è incapace di praticare il culto dell'IO, che come tutti sanno è la base principale della sopravvivenza e sostituisce questo culto con quello del "Successo e Potere".
al Capricorno basta sapere che sotto di se ci siano gli "altri" ed i nemici ed al contrario di altri segni preferisce "dominare e ad averli "sotto di se" continuamente. Quindi ci si scorda delle aggressività di un ariete, della crudeltà scorpionica oppure della furbizia dei gemelli, un capricorno dichiarerà sempre apertamente la guerra verso il nemico.
Tre sono i pianeti che dominano questo segno molto importante dello zodiaco, Marte simbolo della virilità che qui perde  le sue caratteristiche più evidenti e, con Saturno ed Urano "Signori" del Capricorno,  diventa razionale ed molto attivo. Infatti per i nati del segno, l'aggressività diventa uno spreco di energie inutili e la crudeltà resta solo una perdita di tempo. Tutto questo ha dato la fama immeritata di cinici, ovviamente mi riferisco al cinisco cattivo non a quello che si riferisce alla visione disincantata della realtà che esclude finzioni o recite pietose. Il Capricorno prende atto delle situaizoni e le valuta realisticamente, senza mai o quasi cadere nella retorica dei luoghi comuni del tipo che le mamme sono tutte sante o perfette e i papà degni di venerazione, il che è si un ciniscmo ma ma nel migliore dei termini. Quando poi se ne vuole approfittare non diventerà mai un "cinico perverso" ma solo un "realista opportunista".
Aprendo un po' lo sguardo oltre ai pregiudizi che circondano questo segno, si scoprirà che il Capricorno a suo modo sa godersi la vita. Potrà essere un asceta in campo spirituale ma nel campo materiale piace circondarsi di belle cose; ovvio le case dei capricorni non saranno uguali a dei gusci o nidi costruidi attorno ai propri comodi molto amati dal Cancro, ma appariranno come case dall'aspetto solido, duraturo trasudando a volte se non una esagerata ricchezza, alemno un'agiatezza invidiabile. In genere il suo abbigliamento non è stravagante e secondo i dettami della moda (è capitato di conoscere capricorni che dicono di essere strani nel vestire e poi osservandoli bene, non avevano nulla di stravagante se non uno stile vagamente english), ovviamente se la sesta casa del proprio tema natale suggerisca diversamente, ma preferisce vestirsi di capi di ottima taglia e qualità.
I gusti alimentari ovvero quelli del palato sono spesso (a meno che Venere "suggerisce" diversamente) di grand esensibilità e se anche non raggiungono le raffinatezze di un toro, ha ottime doti di gastronimia ma quello che lo distingue di più in questo campo è la capacità di apprezzare i vini e l'abbinamento più ideale ad ogni tipo di portata.
Il Capricorno  non esprime una giovialità eccessiva, risultando una specie di "edonisti onanisti", sanno godere in solitudine escludendo la partecipazione degli altri, dentro di se, gli sembra anche di essere ingiustamente privato delle gioie della vita e che un risarcimento gli spetti di diritto, quindi tutto ciò giustifica questa specie di isolamento. Per esempio, molti nativi di questo segno sono stoici di fronte alle vere prove della vita, riescono poi a "gemere" se qualcuno gli regala un semplice pensiero anzichè una pelliccia di visone oppure un bracciale di diamanti. Praticamente la tendenza è di vedere in qualsiasi piacere un compenso alle fantasiose (ma per il capricorno autentiche), menomazioni e privazioni. Le durezze del clima invernale a cui è legato questo segno, gli danno il complesso del diseredato. E quel sottile malcontento che spesso accompagna il nativo in ogni godimento, fortunatamente gli impedisce di diventare schiavo degli agi e comodità e riferendoci all'ascetismo di prima, ecco che il Capricorno è un finto asceta, che non è una virtù ma solo cautela. Intendiamoci sono anche sinceri quando questi nativi dicono di poter vivere o hanno visstuo a pane ed acqua ma in genere chi lo dice, spesso vive in ville faraoniche oppure possiedono yacht lussuosi. ma nonostante tutto l'atteggiamento è di quelli che sono stati privati di ogni benessere nella loro vita.
Qui partiamo dall'accusa al Capricorno di essere avaro e taccagno, io direi di dividere in due personalità diverse di avarizia: c'è il Capricorno avaro puro che come quello di Moliere, gode solo nel vedere i propri forzieri pieni di oro senza spendere nulla e l' avaro spurio, che spende cifre esorbitanti per il proprio benessere e poi cade alla tentazione di minuscole e stravaganti tirchierie. (post in fase di costruzione)

venerdì 25 novembre 2011

Panorami 1

This is the image of the city where I lived as a child and young man: S. Angelo Lodigiano. The Visconti Castle (XIII century) with the Campanile and the Basilica, are the emblem. In addition to the castle rooms are antique and historical arms room, even the first and largest museum of bread and agriculture worldwide. In this magnificent manor house guests were Leonardo da Vinci and Giacomo Casanova. In S. Angelo Lodi, was born and lived in St. Frances Xavier Cabrini (my maternal grandmother, the sister of the holy and knew they were neighbors), the first saint of America. Small personal note, the White House in the foreground at the bottom left, is where I lived with her grandmother and aunt.

giovedì 24 novembre 2011

Scrittori si nasce o si diventa?





Federica, Paolo e Rodolfo.
Tre giovani scrittori con mille speranze e tanti progetti. Le storie scritte sono bellissime e piene di sentimenti.











Quante sfaccettature, personalità od immagini può avere un essere umano? Potrà essere: Avventuroso-Vanitoso-Futurista-Arcano-Nobile-Sportivo-Eroico-Divo-Imprevedibile-Storico ma... l'importante è non prendersi sul serio e giocare un po'.

Da piccolo.





Immagini dal passato quando le foto erano in bianco e nero, ritratti a volte romantici, a volte bizzarri che spesso rivelavano espressioni intense, allegre o seriose ma comunque dal gran fascino. Vedermi così piccolo, provoca una profonda tenerezza ed allegria.

Paesaggi Italiani 11 - Fano







Fano, dicembre 1979.
Seduto sul molo della bella città marchigiana, osservavo il mare agitato e le sue onde biancastre infrangersi sulla riva.
Il vento freddo portava l'odore di salsedine e qualche spruzzo leggero dell'acqua sul mio viso.
Osservavo alcuni uomini trafficare su delle barche, mentre parlavano ad alta voce sul tempo.
I gabbiani sopra le mie teste volteggiavano nel cielo plumbeo emettendo le loro grida acute e sopra di loro, le nuvole correvano verso il largo.
Mi strinsi nel cappotto militare alzando il bavero, non c'erano superiori che potessero vedere quel gesto proibito. La mia borsa era li vicina, fra poche decine di minuti avrei preso il treno per tornare a casa in licenza.
Non c'era atmosfera natalizia su quel molo, sembrava un autunno freddo e malinconico, un tempo di attesa di chissà cosa.
Assaporavo quell'atmosfera profondamente per potermela stampare nella mente, nei ricordi futuri.
Avrei voluto fermare quell'istante per tanto tempo, avrei voluto che fosse già finito il militare e che fossi lì solo per una breve vacanza, avrei voluto che non ci fosse un treno ad aspettarmi e quel viaggio lungo prima di tornare a casa, avrei voluto.....
Mi alzai dalla panchina e presi la valigia e mi incamminai verso la stazione eppure qualcosa dentro mi fece voltare verso quel mare, fra le nuvole in cielo si aprì un buco ed un timido raggio di sole scese sopra il mare.
Sorrisi e voltandomi, intrapresi la strada verso quel treno che per qualche giorno mi porterà lontano da questo quadro dolce.


Paesaggi Italiani 13 - Sant'Angelo Lodigiano






Sant'Angelo Lodigiano.
Dove ho vissuto da bambino e da ragazzo. Una cittadina immersa nella campagna lodigiana, la mia casa la si vede sulla sinistra nella foto, si nota il tetto e il muro bianco vicini a quella rosa e gialla, praticamente in centro storico. Al mattino quando mi svegliavo aprendo le finestre c'era l'immagine del castello visconteo dove nei suoi cortili, si andava a giocare. Ora non è più possibile perché hanno creato al suo interno il museo dell'agricoltura e del pane.
Sono tanti anni che non mi fermo più in questa città, ricordo che era vivibile, piena di bar e gelaterie, si poteva girare fino a tarda notte tranquillamente. Molti i giovani e in bicicletta soprattutto d'estate, uscendo verso sud in pochi chilometri eri sulle colline banine (San Colombano), immersi nel verde e scendendo da una stradina si arrivava alle Terme di Miradolo, dove poco lontano c'era una sorgente d'acqua dal vago sapore di uova, si diceva che faceva molto bene. Piccoli stralci di vita in campagna, più a misura d'uomo che a me, purtroppo stava stretta...
Comunque ha fatto parte del mio bagaglio di vita restando sempre nei ricordi.








Paesaggi Italiani 12 - Sant'Angelo Lodigiano








Quando aprivo le finestre della casa dei miei, il panorama che avevo di fronte era esattamente questo, ovvio la foto non è mia, ma stranamente corrisponde alla veduta.
Atmosfera completamente diversa della grande città, una cittadina di medie dimensioni a portata d'uomo, con le sue positività e problematiche.
A distanza di quasi 20 anni dal mio trasferimento definitivo nella metropoli, resta il piacevole ricordo di questa vista amena, un castello in cui io e altri ragazzi abbiamo giocato nelle sue cantine quando si poteva e non c'era ancora il museo dell'agricoltura e del pane.
Le sere d'estate con la luna davano un che di magico, fatato e a volte inquieto a questo stupendo maniero che consiglio a tutti di visitare.


Paesaggi Italiani 3 - Pietra Marazzi (AL)





Un passero cinguettava stamattina dietro le persiane chiuse della mia camera. Aprendo le finestre, lo vidi volare veloce sull'albero poco distante mentre il paesaggio che si apriva ai miei occhi era luminoso e pieno di profumi. Montecastello si stagliava nitido nell'azzurro del cielo sopra la collina più alta.

Piccole nuvole bianche solcavano lente in quell'infinito celeste e sopra loro una striscia chiara del passaggio di un aereo, da lontano provenivano i rumori ovattati dell'autostrada immersa in questa campagna piemontese.
L'aria fredda colpì il mio viso, stavo per chiudere la finestra quando vidi su un ramo dell'albero a fianco un piccolo fiore spuntano da una gemma, tra poco il sole lo potrà riscaldare e dargli più forza. Una piccola vita che ben presto si sarebbe trasformata in colori e profumi. 
Finalmente la primavera è arrivata per risvegliarci da questo freddo invernale e presto ci regalerà un po' di allegria e tepore.











Paesaggi Italiani 10 - Fano






Dicembre 1979. 

Dal finestrino del treno, la costa ed il mare scuro a nord di Fano scompare alla vista, le colline che precedono Pesaro ne fanno da muro attorno, una calda protezione dal vento freddo del l'est. Una leggera pioggia cade dal cielo plumbeo mentre il treno si inoltra fra questi colli, alcuni ragazzi seduti poco avanti ridono leggendo un fumetto e a fianco una coppia anziana chiacchiera a bassa voce.
Pochi minuti dopo siamo già in stazione di Pesaro e subito dopo il treno riprende la corsa verso la Romagna, sto tornando a casa per la breve licenza di Natale, dopo aver trascorso il primo mese di militare.
Il mare mosso con onde verdastre si infrange sulle rive delle spiagge che in estate brulicano di persone. Una leggera malinconia mi prende e non capisco se è per l'inverno freddo o la vita che mi attende per un anno intero lontano da casa. Il paesaggio scorre veloce sotto i miei occhi, dietro di me una radiolina di qualcuno trasmette una canzone che resterà nella mia mente per tutto il viaggio. 
Velocemente lasciata Rimini, il treno si immerge nella campagna romagnola allontanandosi sempre di più dal quel bellissimo e malinconico paesaggio. 
Ancor oggi ricordo quella scena come fosse ieri, per caso oggi ho ascoltato quel brano e subito mi sono ritrovato su quel treno... Chissà perché alcune vicende (anche se agli occhi degli altri possono sembrare banali) che ci appartengono restano indelebili nell'anima e provocano gli stessi sentimenti vissuti allora. Atmosfere particolari, assaporate pienamente per vivere intensamente la propria vita.







Paesaggi Italiani 9 - Carona (BG)





Carona (BG)
Un piccolo paese molto bello, dove ho passato delle vacanze indimenticabili, quattro estati ed un inverno immersi nel verde e nella neve, 1972/74/77/81.

Fine Luglio 1972.
M'innamorai quasi subito di questo luogo, l'aria era piena di profumi resinosi, un piccolo laghetto verde circondato dalle case e da piccoli spazi fioriti. Molti ragazzi con cui divertirsi e fare amicizia e dall'altra parte del laghetto, la pista di pattinaggio e il bar dove si ascoltavano canzoni del jukebox.
Dopo una giornata di pioggia ecco arrivare tra le nubi il sole del tramonto e con il sole è arrivato per me il primo amore, una cotta pazzesca durata quasi due anni.
Poi le prime amicizie meno sorvegliate dai genitori: Maurizio, Cinzia, Stefania, Massimo, Luca e molti altri. Quante passeggiate tra i monti fino ai rifugi con comitive divertenti, chilometri di mulattiere macinati fino ad oltre i duemila metri. Su questi sentieri, fiori selvatici. Pini resinosi alti erano al nostro fianco, mentre su in cima, ancora piccoli laghetti con ancora distese di nevi e mucche al pascolo.
Da tanti anni non torno più in questo paesino ma il suo ricordo resta sempre vivo nella mente e nel cuore.

Paesaggi Italiani 8 - Riccione





Riccione, Estate 1981.

"Smettila Luca..." grida la giovane mamma un po' chic a uno dei suoi 

figli, mentre questi lancia la sabbia contro di lei ed agli altri due 

fratellini sotto l'ombrellone. Di sottecchi li guardo sorridendo, mentre 

giro una delle pagine del mio libro.

"Vieni a fare il bagno?" Mi chiede mia sorella impaziente... Nego con la 

testa, lei sbuffa e con mio cugino e altri ragazzi corrono verso il mare.

Li guardo tuffarsi nella distesa blu, mia madre a fianco parla con i miei 

zii quando tutta la nostra attenzione è spostata verso un elicottero che 

costeggia la spiaggia a bassa quota.

Riprendo a leggere ma ben presto mi perdo ad osservare il mare e 

guardare la gente che si diverte in acqua, che meraviglia! Stare qui e 

rilassarsi, godersi giorni di tranquillità e divertimento dopo giorni 

frenetici in città.

Mi alzo e vado al bar vicino alle docce, mi siedo di fronte al mare, un 

canotto si rovescia mentre gli occupanti scoppiano in urla di 

divertimento, ordino una coca cola ed il ragazzo che mi serve è 

fortissimo e sulla testa ha un piccolo ombrellino per ripararsi dal sole.

D'improvviso una voce alle mie spalle: "Hallo, sprechen Sie Deutsch?"

Mi volto sorpreso e guardo la persona davanti a me, bionda, occhi 

verdi, pelle abbronzata "Sie sind Deutsch oder Niederländisch?"

Al che scoppio a ridere, mi guarda in modo strano.

"Sorry but I'm Italian" rispondo sorridendo.

La persona davanti a me ha equivocato, capelli biondi, occhi azzurri ha 

pensato fossi nordico. Mi aveva già visto vicino a mia madre, anche lei 

bionda e pensava che fossimo suoi connazionali e voleva conoscermi.

Ci fermammo a parlare per un paio d'ore dandoci appuntamento la 

sera.

Quando sparì fra gli ombrelloni, ordinai un'altra coca cola, faceva 

caldo, il ragazzo del bar rise e mi disse "Giornata di conquiste eh?".

"Già" risposi sorridendogli a mia volta, una piccola folata di vento 

proveniente dal mare mi fece alzare gli occhi verso l'orizzonte. Un mare 

blu, un sole caldo ed una spiaggia dorata costeggiata da ombrelloni 

colorati... Che bello essere qui pensai...

Iniziò così una vacanza incredibile.