lunedì 6 marzo 2017

UNA STORIA AL CONTRARIO. 1°




UNA STORIA AL CONTRARIO. 1°

Il profumo di salsedine e l'aria fresca di primavera colpiscono il mio volto, davanti a me scorgo quel mare blu al tramonto, così intenso, così grande, così meraviglioso da farmi commuovere. 
Lo stridio dei gabbiani sulla testa e la risacca delle piccole onde bianche sulla rena fanno da cornice ad alcune barche di legno colorate appoggiate sulla sabbia.
Il sole che scende piano all'orizzonte allunga le ombre di tutto ciò che si trova davanti a me, compresa la panchina su cui sono seduto appoggiato al mio bastone della vecchiaia.
Qualche voce lontana, le prime luci alle finestre delle case moderne di quella nuova cittadina costruita dopo la catastrofe planetaria di qualche anno fa, in questo posto miracolosamente rimasto in piedi, mentre alcune pianure e montagne sono franate in quella distesa di acqua.
L'infermiera che mi fa visita ogni tanto per delle piccole cure per il mio malandato cuore, disse un giorno mentre era con me sul terrazzo di casa:
"Com'è cambiato tutto da quando è successa quella cosa..." Liza ha un viso rotondo, giovane e lentigginoso, i capelli scuri ricci un po' arruffati dal vento gli occhi di un grigio verde chiari ed un sorriso sempre un poco preoccupato. La guardai di sottecchi rispondendole.
"Si, e si ricorda che qui sotto il terrazzo dove c'è la strada. esisteva una pianura stupenda ed ora c'è il mare, e la in fondo... " continuai indicando delle lontane montagne sulla nostra destra "E là in fondo c'erano cittadine bellissime adagiate sulle spiagge ed ora ci sono solo montagne."
Lei mi guardò negli occhi leggermente commossi e poi volse lo sguardo sul mare, dicendo sottovoce "E si ricorda quanti morti ci sono stati? Troppi... anche tra i nostri cari." 
Già, quanto era cambiato il mondo dopo quello che era successo, per colpa dell'uomo, per colpa della natura, milioni di persone scomparse tra onde, frane, terremoti, guerre poi malattie, ma come sempre tutto ritornò a vivere anche se occorsero molti anni prima di ricostruire quasi tutto. 
La vita e gli uomini rimasti, incominciarono una nuova era che, per ora, sembra diversa e migliore da quella precedente, quella della mia giovinezza. Io e la persona che stava con me fino a pochi mesi fa e che era volata via in cielo in pochi minuti (sperando presto di raggiungerla) ci eravamo salvati, perché ci trovavamo in viaggio in un Paese lontano, Quella terra su una delle cinque piattaforme del mondo rimaste quasi illese dalle catastrofi. Ci eravamo chiesti il perché ma l'unica risposta era stata... Destino.
Chi sono io?
Il nome non ha importanza, avrei potuto cambiarlo ai tempi del disastro ma allora decisi di tenere il mio, quello della nascita, chi mai avrebbe controllato dopo la catastrofe? Nessuno.
Ho ottantatrè anni, occhi blu, ancora con i capelli ormai bianchi come la neve. Passo incerto aiutato da un bastone, dipingo e scrivo ancora, sono stato commesso, impiegato, studioso d'arte. Leggevo molto e viaggiavo per il mondo alla ricerca della bellezza e della storia, possedevo una famiglia difficile alle spalle, un'esistenza travagliata ed un amore durato quasi cinquant'anni.
Ed ora sono qui, in questo posto di mare, caldo e secco che un tempo era tutt'altro, vivo in un bell'appartamento luminoso con una domestica tutto fare, un'infermiera giornaliera, un dottore che ogni volta che viene a farmi visita scuote la testa perché non seguo le regole.
Ogni tanto qualche vecchio come me diventato mio amico passiamo le nostre giornate al mare o in giro in auto con qualche suo nipote scoprendo qualche nuova costruzione, insomma una vita assatanata degna di vecchietti come noi.
Ma forse sto raccontando troppo per questa prima volta, infatti questa è una storia a ritroso, che parte dalle vecchiaia e finirà sicuramente quando venni alla luce decenni prima, chissà...
Ma ora il sole è quasi tramontato e mi aspettano a casa per cena, a presto allora. Vi lascio per ora, con la mia storia al contrario.

Giampaolo D.


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