venerdì 30 dicembre 2016

LE STAGIONI




LE STAGIONI

Quando si avvicinano i compleanni, chissà perché spesso si fanno bilanci della propria vita. Un inventario di ciò che si è fatto, perso, costruito, donato, colto, imparato e tanto altro ancora.
Istinto umano di chi fa bilanci promettendosi ogni volta, ogni anno di cambiare? Oppure è la paura o i sensi di colpa affiorare dai meandri della mente cercando poi giustificazioni per poter dare la colpa a qualcuno o a qualcosa, nascondendo le proprie dietro a pensieri o parole per non aver fatto nulla di importante durante tutto questo periodo di dodici mesi?
Per me niente di tutto questo.
Guardando gli alberi spogli, scuri in attesa di una primavera lontana che li faccia rivivere la stagione dei colori, nella mia mente è passata tutta la mia vita, con tutto il suo vissuto ed istintivamente l'ho paragonata in quell'istante al cambio delle stagioni.
Stagioni.
La mia primavera, iniziata allegra e felice in una campagna ancora piena di profumi e colori mentre i grattacieli della città in lontananza sembravano avere un'attrazione forte, ma i campi di grano, le colline con i loro vigneti ed il fiume sinuoso primeggiavano nella mia giovane vita come una cupola dorata, immersa in un lungo sogno di favole lontane.
Poi venne l'estate, ma la mia estate non era stata come molte altre piena di sole e caldo, colma di profumi dei mari che con la loro salsedine donavano respiro salubre all'afa soffocante e neanche le fresche arie di montagna che tanto fan bene al cuore. No, è stata un'estate oscura, piena di temporali, di piogge violente, di calure asfissianti, dove non si riusciva a vedere neanche in lontananza un autunno tiepido e tranquillo.
Ed anche l'estate passò, non in fretta come la primavera ma anche lei prese il suo corso, lasciandosi alle spalle dolori ed amarezze profonde, il sole non scaldava più come non lo aveva fatto durante quella stagione volata via, lasciandomi cicatrici indelebili ma anche una profondità di pensiero che mi aveva salvato da tanta paura.
E' arrivato poi l'autunno, un autunno che sto vivendo ancora per poco tempo perché presto arriverà l'inverno. Un autunno meno tempestoso dell'estate ma ancora difficile e spesso complicato, ma l'autunno porta anche coscienza e fatica, il seminare, il lavoro, la consapevolezza di quello che si è diventati. Un autunno in cui non hai più bisogno di mostrare una bellezza o una gioventù che non interessa più a nessuno.
Una stagione che vivo ora in modo reale dove i sogni si sono limitati ad essere scritti su queste pagine, le speranze iniziate e finite nella stessa giornata.
La coscienza e la comprensione di chi è arrivato ad un punto in cui bisogna vivere giorno per giorno, dove pensare al domani è solo una bella utopia ma che invece è più utile vivere la giornata di oggi e quella di domani sarà un'altra cosa.
Una stagione dove, la maturità e lo sfiorire della propria estate ti ha portato ad essere un uomo forte, sensibile ma anche giusto e a volte implacabile, l'esperienza insegna che gli errori perseguiti non portano a nulla se non alla propria autodistruzione in qualsiasi modo avvenga.
Ora sto guardando alla finestra un cielo livido, preludio di una futura vecchiaia, di un inverno che, mi auguro, non sia gelido e freddo come molti inverni che ho visto passare sugli altri. Mi piace pensare che sarà un inverno sereno e tiepido dove finalmente, magari seduto su una panchina in riva al mare, con i capelli bianchi, con le macchie della vecchiaia sulle mani ed sul viso e gli occhi ancora chiari e vispi, guardare l'orizzonte lontano e pensare:
"Finalmente siamo arrivati al capolinea, finalmente il bagaglio di esperienze ed il sacco pieno di dolori e di gioie sono qui accanto, colmi e non hanno bisogno d'altro".
Aspettiamolo quest'inverno ed intanto vorrei vivere ancora questi pochi anni d'autunno osservando che non tutte le foglie gialle e rosse sono cadute dai rami degli alberi e neanche i ricci di castagne selvatiche sono sulla terra bruna ed umida. 
Che non tutte le disillusioni siano dentro di me?
Una musica mi distrae da questi pensieri e torno a vivere la mia giornata d'autunno che durerà fino a stasera, domani ce ne sarà un'altra diversa da vivere.
Come ogni giorno di ogni stagione.

Giampaolo DS

lunedì 19 dicembre 2016

CITTA' PERDUTE





CITTA' PERDUTE

Queste tre foto le ho scattate durante alcuni viaggi nell'Europa dell'Est, che praticamente ho visitato quasi tutta, sono tre foto che rappresentano due città e un posto appena poco distante da un'altra cittadina che mi ha lasciato dentro qualcosa che non so come spiegare. soprattutto la prima foto, dove seduti davanti a questo mausoleo sentivo il vento caldo di fine estate sul viso e mi pareva di ascoltare voci di dolore in questo alito che ruotava attorno a me mentre più distante, l'ex aeroporto sembrava un cimitero vivente in mezzo ad una soleggiata campagna.
MAUSOLEO SERBO DI MOSTAR (Croazia)
- KRAKOW (Polonia vista dalle finestra dell'albergo) - BEOGRAD-NUOVA BELGRADO ( Serbia).
Perché queste città?
Perché qualche anno fa sono state in modi diversi soprattutto l'ultima, protagoniste con altre di orrendi fratricidi e distruzioni di massa, dove uomini e donne appartenenti alla Terra (e quindi fratelli) di diverse religioni e razze (la razza è una sola ed è quella umana), si sono uccisi a vicenda creando in questa parte del mondo, l'Europa, così bella, storica e piena di arte, un Oceano di sangue che sembra chiedere vendetta al male ogni volta.
Perché queste città, per l'olocausto a Krakow, la guerra dei Balcani? Forse e forse no ma sono riferite alle guerre che si combattono ora, neanche molto lontano al giorno d'oggi:
HALAB/ALEPPO (una delle più antiche e belle città del mondo) - Al AL-MAWSIL/MOSUL (altrettanto città storica) - MUQDISHO/MOGADISCIO (purtroppo mai più nominata ma ancora piena di ferite) - TARABULUS/TRIPOLI (grande e moderna città ora vittima di se stessa - KABUL (devastata e deturpata) - GAZHA/GAZA (città senza patria) e molte altre ancora...
Ancora oggi si uccide per un terra che non è nostra, dove si mettono in primo piano (nascondendosi dietro come vigliacchi vermi striscianti) scudi umani i più deboli: donne, bambini e vecchi. Dove i "potenti" (e sono "potenti" solo qui) solo perché hanno avuto la fortuna di aver la possibilità di distruggere ciò che a loro da fastidio in nome di Dei e possedimenti che non saranno mai di loro proprietà.
Una distruzione che senza significato portano avanti lasciando alle proprie spalle strisce di sangue, dolore e miseria.
ALEPPO-MOGADISCIO-MOSUL-GAZA-TRIPOLI-KABUL
Un tempo città fiorenti, piene di bellezze, giardini, cultura, ricchezze ora quasi morte completamente in nome di false ideologie politiche e religiose che nascondono la bramosia del potere economico e dell'arroganza dell'essere umano senza anima.
Un giorno la Terra si riprenderà tutto, vittime e carnefici, confini e città, solo allora, forse, si potrà ricominciare di nuovo sperando di non ripetere mai più gli stessi errori, sempre se l'essere umano resterà ancora in vita.

Giampaolo DS