venerdì 30 maggio 2014

Astronomia 50: EL NATH (Beta Tauri)

Elnath (Beta Tauri, β Tau), detta anche Nath o El Nath, è la seconda stella più luminosa (dopo Aldebaran) della costellazione del Toro. Il suo nome proprio deriva dall'arabo النطح, an-naţħ, che significa quella che cozza con le corna. In effetti questa stella giace all'estremo superiore del grande corno della costellazione del Toro, proprio dove quest'ultima confina con quella dell'Auriga, tanto da essere attribuita ora all'una ora all'altra delle due costellazioni. Nel catalogo Bayer essa compare infatti anche come Gamma Aurigae (γ Aur). Nei moderni cataloghi è comunque stabilmente attribuita alla costellazione del Toro. 
la stella Elnathla stella Elnath

Classificazione Gigante blu
Classe spettrale B7III
Distanza dal Sole circa 130 anni luce
Costellazione Toro
Coordinate
(all'epoca J2000)
Ascensione retta 5h 26m 17,5s
Declinazione +28° 36′ 27″
Lat. galattica 177,9922°
Long. galattica -03,7454°
Dati fisici
Raggio medio 4,6-6 R
Massa
4,5 M
Velocità di rotazione 140 km/s
Temperatura
superficiale
13 600 K (min)
Luminosità
700 L
Indice di colore (B-V) -0,13
Età stimata  ?
Dati osservativi
Magnitudine app. 1,68
Magnitudine ass. -1,37
Parallasse 24,89 ± 0,88 mas
Moto proprio AR: 22,76 mas/anno
Dec: −173,58 mas/anno
Velocità radiale + 9,2 km/s
Nomenclature alternative
Nath, El Nath, Alnath, Gamma Aurigae, 112 Tauri, HD 35497, HIP 25428, SAO 77168
Elnath (Beta Tauri, β Tau), detta anche Nath o El Nath, è la seconda stella più luminosa (dopo Aldebaran) della costellazione del Toro. Il suo nome proprio deriva dall'arabo النطح, an-naţħ, che significa quella che cozza con le corna. In effetti questa stella giace all'estremo superiore del grande corno della costellazione del Toro, proprio dove quest'ultima confina con quella dell'Auriga, tanto da essere attribuita ora all'una ora all'altra delle due costellazioni. Nel catalogo Bayer essa compare infatti anche come Gamma Aurigae (γ Aur). Nei moderni cataloghi è comunque stabilmente attribuita alla costellazione del Toro.

Dati osservativi


mappa della costellazione del Toro
La magnitudine apparente di β Tauri è 1,68, il che la rende una delle stelle più brillanti dell'intera volta celeste (per la precisione la ventisettesima in ordine di luminosità). È inoltre la stella brillante più vicina (dista infatti tre gradi in direzione ovest) al punto della volta celeste esattamente opposto al centro della Via Lattea, detto anche anticentro galattico. In questa direzione giacciono anche vaste nubi di gas, dove si stanno formando nuove stelle.

Dati fisici

Elnath è una calda gigante blu di classe B7, con una temperatura superficiale di 13 600 K. Dista dalla Terra circa 130 anni luce; da ciò si deduce, una volta che si sia considerata anche la radiazione ultravioletta, una luminosità pari a 700 volte quella solare. Il suo raggio, ricavabile dalla temperatura e dalla luminosità, è 4,6 volte quello solare. Una sua recente misurazione ha però dato un risultato differente: β Tauri avrebbe un raggio circa sei volte quello solare. La massa della stella è 4,5 volte quella del Sole.
Relativamente al Sole, essa presenta una certa abbondanza di manganese, ma una quantità di calcio e magnesio decisamente bassa (un ottavo di quella solare). Questa peculiarità si presenta spesso in stelle di questo tipo ed è dovuta all' azione combinata della gravitazione e della radiazione che spinge certi elementi all'interno della stella e ne fa affiorare degli altri in superficie.

Stadio evolutivo

Elnath si trova in uno stadio avanzato della sua evoluzione: anche se non ha ancora completamente esaurito l'idrogeno all'interno del suo nucleo, questo succederà in tempi relativamente brevi, abbandonando così la sequenza principale; entro qualche milione di anni si trasformerà in una gigante rossa. Troppo poco massiccia per esplodere in una supernova, è destinata a diventare una nana bianca.

giovedì 8 maggio 2014

Nel bosco prima dell'entrata.


NEL BOSCO PRIMA DELL'ENTRATA

Estate 2011
Il sole che era semi nascosto tra le grandi fronde degli alberi che circondavano quei boschi lontani dalla città, mi riparava dal caldo torrido di quel pomeriggio assolato e leggermente afoso. Camminavo da solo ed avevo voglia di assaporare quella passeggiata solitaria immerso in un verde quasi incantato. Una farfalla bianca mi girava attorno da un po' e subito mi era tornato in mente una leggenda Azteca, dove si raccontava che: "quando una farfalla roteava attorno a te, una persona che non c'è più e vive ormai in un'altra dimensione ti viene a salutare sotto forma di questo bellissimo insetto, o fa come una carezza o per farti capire che quella persona è accanto a te, se bianca è donna se colorata è uomo, oppure questa farfalla veniva ad annunciarti la notizia che una persona a cui sei legato se ne tornava in quell'istante in un mondo dove esiste solo la bellezza e serenità.
Sorrisi tra me quando lei sparì fra le foglie di cespugli in fiore poco lontani, un leprotto scivolò via veloce sulla mia destra probabilmente spaventato dalla mia presenza, poco più avanti mentre la strada si faceva sempre più ombreggiata, un piccolo rio scorreva poco distante finché lo raggiunsi.
Una piccola radura era costeggiata da questa roggia pulita e poco più in là grandi tronchi di grosse piante erano un invito a sedersi sotto i loro rami, come se potessero proteggerti da chissà cosa.
Istintivamente andai in quella direzione, avevo saltato il piccolo rio e mi ero avvicinato alla pianta più grande, un fazzoletto per terra e mi ero seduto con la schiena appoggiata a quel grande tronco bruno.
Osservavo il piccolo paesaggio attorno a me, lo spiazzo era coperto di fiori gialli e azzurri, un vento caldo e leggero muoveva cullando le foglie appese a quei grandi rami spioventi, il suono del fiumiciattolo ed il frinire delle cicale mi rilassarono talmente che chiusi gli occhi per un solo istante ma, forse la stanchezza, il caldo e quella sensazione di benessere mi fecero addormentare profondamente e tutto ciò che era attorno a me era sparito in un incanto, nel buio assoluto.
All'improvviso una voce mi svegliò:
"Paolo.... Paolino se qui davvero allora..."
Il volto di Francesca sereno e dolce mi guardava, i suoi occhi verdi brillanti erano su di me divertiti, mi ero stupito di vederla "Ma... che ci fai qui?" le dissi osservandola meglio, i capelli lunghi e scuri dai riflessi rossi si muovevano leggeri al venticello caldo, indossava un abito bianco, pantaloni e maglia di lino quasi argentei, mi aveva risposto senza prendermi per mano: "Seguimi, ti devo far vedere una cosa."
Come se fosse la cosa più normale la seguii, la guardavo da dietro, non aveva perso quella camminata sensuale che aveva sempre avuto, si era girata verso di me e sorrise "Vieni siediti qui su questo tappeto."
Sinceramente il tappeto non lo vedevo ma ne sentivo la consistenza, lei seduta davanti io dietro e all'improvviso il tappeto che non vedevo si era mosso alzandosi piano sopra il prato, il fiumiciattolo, gli alberi, i cespugli e in un breve spazio di tempo ci eravamo trovati in alto con un cielo azzurro sopra le nostre teste mentre il sole pur essendo forte non accecava i miei occhi.
"Ma..." cercai di dirle, mentre vedevo dopo il bosco una distesa di chiese cattoliche, templi indiani, moschee, sinagoghe, edifici religiosi di varie fedi, tutti immersi in piante di edera che sembravano soffocarli, attorcigliate come spire di serpenti verdi.
"Vedi?" disse Francesca mentre volavamo veloci su queste costruzioni e un vento fresco faceva volare i vestiti, i capelli e giravamo intorno a tutto ciò, "Queste sono le costruzioni che avete voi qui nel vostro mondo. Cose che là dove ora vivo io non ci sono mai state... E' tutto completamente diverso, da voi esistono perché create dagli essere umani ma non servono se non c'è altro nel cuore, mi spiego meglio non servono per quello di cui si avrà bisogno un domani quando verrete.." sapevo che mi poteva veder nonostante fossi dietro di lei, sentivo che percepiva un mio brivido di tensione per quello che raccontava. La mia espressione era attonita, Francesca sorridendo riprese a parlare cambiando discorso: "Guarda sulla tua destra." mi girai con il volto e vidi una città immensa, sotto una luce rosa dorata. Case enormi di forme mai viste con una scalinata enorme in mezzo che divideva le strutture in due parti mentre al centro si trovava una piazza immensa, era visibile seppur lontanissima quasi inconsistente dietro a una specie di nebbiolina argentea, appoggiata in una valle chiusa da due versanti di montagne piene di abeti.
Incominciavo a rendermi conto di non essere nella realtà, un brivido mi era corso sulla schiena.
"Non aver paura, ci sono io qui con te. Ora ti faccio vedere un'altra cosa e lì dovrai guardare con il tuo cuore, la tua anima e capire... Là sotto di noi."
Sotto di noi dopo aver virato col tappeto che io continuavo a non vedere, c'era un lago verde con al centro un'isola fiorita su cui appoggiava un tempio di cristallo luminoso fatto a piccoli esagoni, dall'entrata partiva una strada bianchissima passando come un ponte sull'acqua, finendo sulla riva davanti a noi e si congiungeva ad un altro tempio strano dalla forma di un lingotto circondato da colonne e sormontato da una costruzione a forma di fiamma spirale e tutti e due in oro puro.
"Li vedi? Li vedi tutti e due o due uniti in uno solo?"
"Cosa?" risposi non capendo.
"Guarda meglio cosa vedi?"
"Vedo due specie di strutture una sull'isola nel lago e l'altra sul prato unite tramite una strada bianca... Ma cosa sono?"
Silenzio, lei si rigira guardandomi negli occhi "Sono unite insieme, tu le vedi separate. Non hai capito ancora Paolo...", sentivo iniziare una specie di paura inculcarsi dentro di me, ero sicuro, ero li con lei, sentivo il vento sul viso e vedevo nitidamente sotto di me quel paesaggio eppure... Avevo alzato gli occhi, il cielo azzurro sopra le montagne con gli abeti erano lì ma io dov'ero esattamente in quel momento?
"Non aver paura finché sei con me... Ma ho capito che ancora non sei pronto, vedi i due templi separati ma loro sono uniti e non dalla strada..."
"Ho paura Francesca, vorrei tornare indietro." furono le mie parole, mi resi conto che c'era qualcosa di strano, di non reale in quello che stavo vivendo.
"Come vuoi fratello mio." aveva detto sorridendo "Ecco ti riporto là alla radura ma per tornarci, dovrai scavalcare quel muretto bianco prima, la chiave del cancelletto non ce l'ho io per farti passare."
avevamo lasciato le montagne, gli abeti, i templi, la città luminosa alle spalle ed il tappeto che non vedevo si era posato su quel muretto bianco che poco prima Francesca mi aveva indicato sotto di noi. Un muretto bianco, lunghissimo di cui non si vedeva ne l'inizio ne la fine da entrambe ed in mezzo un cancelletto di ferro battuto chiuso da una catena d'oro. Ci eravamo trovati seduti sopra, da lontano vedevo Milano e la pianura, mi girai verso Francesca e cercando di abbracciarla ma lei si scostò sorridendo sempre, sentii il suo pensiero - Non mi è permesso Paolo. Vai ora. -
Avevo fatto un salto dal muretto e avevo sentito la terra ferma sotto i piedi, mi tranquillizzai, Francesca mi mandò un bacio ma io avevo aperto le mani verso di lei "Salta giù, torna con me qui."
Il suo viso era diventato serio anche se gli occhi brillavano di una luce bellissima. "Sai che non posso, non potrò mai più farlo. Vai ora, ti voglio bene ma ci vedremo ancora in un posto così, quando avrò il permesso, ti raggiungerò ancora."
"Ma..." cercai di obiettare, lei salutandomi con una mano si era girata e scomparve dietro al muro, sulle mie labbra ci fu solo "Francesca...".
Una luce accecante mi fece aprire gli occhi, il sole stava tramontando ed era filtrato un raggio tra i rami colpendo il mio viso. Un sogno, era stato un sogno o non lo era completamente? Sentivo ancora la frescura del vento di poco prima mentre "ero sul tappeto" con lei. Mi alzai confuso ma sicuro che quel sogno fosse qualcosa di più, lentamente tornai indietro verso casa eppure qualcosa mi fece girare su me stesso ed una farfalla bianca dietro di me volava in modo bizzarro quasi allegramente sopra l'erba. Pensavo ai due templi e a ciò che dovevo capire e a ciò che non riuscivo a vedere, a ciò che lei cercava di farmi comprendere.
E' passato qualche tempo da quel momento ed ancora adesso cerco di capire se quello fosse stato un sogno o qualcosa di più, ma purtroppo ancor oggi non ho compreso ancora il significato di quelle due costruzioni che io vedevo distaccate mentre invece, secondo Francesca erano unite, il cristallo e l'oro.
Ci sarà ancora tempo per scoprirlo ed intanto aspetto che lei venga ancora a trovarmi e farmi sognare e sperare.

Giampaolo Daccò 

martedì 6 maggio 2014

Astronomia 49: NUBI DI MAGELLANO



Nubi di Magellano





La Grande Nube di Magellano

La Piccola Nube di Magellano
Le Nubi di Magellano sono due piccole galassie irregolari, che orbitano attorno alla nostra Via Lattea come satelliti. Sono visibili ad occhio nudo nel cielo notturno dell'emisfero sud, e prendono il loro nome dal navigatore Ferdinando Magellano, poiché furono descritte nel resoconto della spedizione da lui guidata.
La distanza della Grande Nube di Magellano (sigla internazionale LMC) è stimata sui 48 Kp]. (157 000 anni-luce), mentre la Piccola Nube di Magellano (sigla internazionale SMC) disterebbe circa 61 Kpc, equivalenti a 200 000 anni-luce. La Grande Nube è la terza galassia più vicina alla nostra, dopo la Galassia Nana Ellittica del Cane Maggiore (12,9 Kpc) e la Galassia Nana Ellittica del Sagittario (16 Kpc).
Entrambe le galassie sono collegate fra loro e con la Via Lattea da un lungo ponte di idrogeno neutro e stelle, noto come Corrente Magellanica; questo flusso si sarebbe formato a causa delle intense forze mareali presenti tra la nostra Galassia e le sue galassie satelliti. Un secondo flusso di materia, noto come Ponte Magellanico, collega le due Nubi fra di loro.
La Grande Nube ospita la più grande nebulosa diffusa del Gruppo Locale, in cui è vigorosa la formazione stellare, nonché ciò che rimane della supernova SN 1987a, la più vicina osservata negli ultimi 300 anni.

Osservazione amatoriale

Entrambe le Nubi sono ben osservabili dall'emisfero australe; la Grande Nube è la più settentrionale delle due, e giace a cavallo del 69º grado di declinazione sud: diventa completamente visibile sopra l'orizzonte a partire dal 15º parallelo nord. La si individua nelle notti limpide come una larga macchia chiara, circa 20 gradi a sud della brillantissima stella Canopo. La Piccola Nube ha declinazione media -73°, ed essendo più piccola e debole della compagna, si rende visibile senza difficoltà solo a partire da pochi gradi a nord dell'equatore. La sua individuazione è facilitata dalla presenza della luminosa stella Achernar, visibile 15° a NNE.
Entrambe le Nubi si presentano circumpolari in quasi tutto l'emisfero sud, così da poter essere osservate in ogni periodo dell'anno da città come Sydney, Città del Capo e Rio de Janeiro.

Pagina dell'Uranometria di Bayer raffigurante la porzione di cielo attorno al polo sud celeste; le due nubi, mappate, sono chiamate "Nubecula Major" e "Nubecula Minor".

 Storia delle osservazioni

La posizione delle due Nubi, prossima al polo sud celeste, fa sì che queste non fossero note a nessuno dei popoli che abitarono le sponde del Mediterraneo in epoche storiche; tuttavia, erano certamente conosciute fin da tempi antichi dagli abitanti dell'emisfero meridionale, essendo ben visibili ad occhio nudo, sebbene ben pochi riferimenti ci siano giunti da questi popoli.
La prima menzione della Grande Nube di Magellano fu ad opera dell’astronomo persiano Abd al-Rahmān al-Sūfi, che nel 964, nel suo Libro delle stelle fisse, la chiamò Al Bakr, il Bue Bianco degli arabi del sud, e riportò che mentre non era visibile dal nord dell’Arabia e da Baghdad, si poteva osservate dallo stretto di Bab el Mandeb, 12°15' latitudine nord.
Il primo europeo a riportare l'esistenza delle Nubi di Magellano fu l'esploratore fiorentino Amerigo Vespucci nel 1503-04 menzionandole in una lettera sul suo terzo viaggio; egli fa riferimento a "tre canopi, due chiari ed uno scuro": i due oggetti chiari sono le due Nubi di Magellano, mentre l'oggetto scuro è la Nebulosa Sacco di Carbone, osservabile nella Via Lattea australe. Nel 1515 le Nubi vennero descritte dal navigatore Andrea Corsali nel suo viaggio verso Kochi; dello stesso anno è anche la descrizione dello storico Pietro Martire d'Anghiera nel suo De Rebus Oceanicis et Orbe novo. Ernesto Capocci, nei suoi Dialoghi danteschi ipotizza che anche Marco Polo avesse potuto esserne a conoscenza in base agli scritti di Al Sufi.
Il loro nome attuale fu assegnato dallo scrittore Antonio Pigafetta, imbarcato con la Spedizione di Magellano, nel suo libro del 1524 "Relazione del primo viaggio intorno al mondo", cioè della prima circumnavigazione del globo guidata da Ferdinando Magellano nel 1519.

Caratteristiche

Generalità


Il resto della supernova 1987a, esplosa nella Grande Nube di Magellano nel febbraio 1987

N49, un resto di supernova nella Grande Nube, ripreso dal Telescopio Spaziale Hubble.
La Grande Nube di Magellano e la vicina Piccola Nube di Magellano sono cospicui oggetti dell’emisfero meridionale; osservandole ad occhio nudo sembrano parti separate della nostra Galassia. Fino alla scoperta della Galassia nana ellittica del Sagittario nel 1994, erano considerate le galassie più vicine alla Via Lattea.
L’osservazione e le teorie basate su di essa suggeriscono che le Nubi di Magellano subiscano distorsioni mareali a causa dell’interazione con la Via Lattea: una scia composta di idrogeno neutro, nota come Corrente Magellanica, le collega con la nostra Galassia e tra loro, ed entrambe sembrano galassie spirali barrate fortemente disturbate. Comunque gli effetti della loro gravità si fanno sentire anche sulla nostra galassia, ne è prova la distorsione subita dalle parti esterne del disco galattico.
La velocità radiale ed il moto proprio delle Nubi di Magellano sono state recentemente misurate dal team dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, per ottenere misure in 3D della velocità. L'elevata velocità misurata sembrerebbe indicare che le due Nubi non sarebbero così legate fisicamente alla Via Lattea come si pensa, dunque alcuni degli effetti presunti sulle due Nubi andrebbero rivisti.
Tralasciando le differenti strutture e la minor massa, differiscono dalla Via Lattea per due motivi principali: il primo è che la loro massa è composta da una relativamente più alta frazione di idrogeno ed elio rispetto alla Via Lattea; il secondo è che sono più povere di metalli rispetto alla nostra Galassia; infatti le più giovani stelle delle Nubi di Magellano hanno una metallicità rispettivamente 0.5 e 0.25 di quella solare. Entrambe sono note per le loro nebulose (famosa la Nebulosa Tarantola nella Grande Nube di Magellano) e per la giovane popolazione stellare, ma, come in ogni galassia, sono presenti sia stelle molto giovani che molto vecchie, segno di una lunga storia di formazione stellare.

La Grande Nube

La Grande Nube presenta una struttura a barra ben visibile anche ad occhio nudo; questa attraversa il nucleo e si dispone in senso est-ovest. Sul suo lato nord-orientale si trova l'oggetto più notevole della galassia, la Nebulosa Tarantola, considerata attualmente la più grande "fornace" del Gruppo Locale: le sue dimensioni sono notevolmente più grandi di quelle della Nebulosa di Orione, ed al suo interno è vigorosa la formazione stellare. A nord della barra, la Nube si presenta frammentata, con gruppi di stelle ed ammassi apparentemente isolati, più un gran numero di nebulose diffuse; la parte sud ha invece una forma più regolare, anche se priva di oggetti notevoli. Nei pressi della Nebulosa Tarantola è esplosa la Supernova 1987a, la più vicina e brillante degli ultimi trecento anni.

La Piccola Nube


La nebulosa NGC 346, nella Piccola Nube
La Piccola Nube appare come una debole chiazza luminosa, estesa in senso NNE-SSW, visibile ad occhio nudo senza difficoltà solo con cieli limpidi e privi di inquinamento luminoso. Nonostante la parte più brillante si trovi nelle sue regioni più meridionali, gli oggetti più notevoli si trovano nella parte nord; in particolare, si osserva un grande complesso di nebulosità diffuse. Ad ovest della Nube si trova il grande ammasso globulare 47 Tucanae, appartenente alla nostra Galassia.

 

 


 


 


 


Astronomia 48: HYADES o IADI (Ammasso aperto nel Toro)

Iadi
Ammasso aperto
Le Iadi
Le Iadi


Dati osservativi
(epoca J2000)
Costellazione Toro
Ascensione retta 04h 27m :
Declinazione +15° 52′ :
Distanza 151 a.l.
(46 pc)
Magnitudine apparente (V) 0.5:
Dimensione apparente (V) 330'
Caratteristiche fisiche
Tipo Ammasso aperto
Classe III 3 m
Età stimata 625 milioni di anni
Altre designazioni
Mel 25; Cr 50; C 41
Categoria di ammassi aperti
In astronomia, le Ìadi sono un celeberrimo e brillante ammasso aperto visibile nella costellazione del Toro. Di fatto, rappresentano la testa dell'animale indicato dalla costellazione. Si tratta dell'ammasso aperto più vicino a noi.

Osservazione amatoriale


Carta per la individuazione delle Iadi.
Il gruppo delle Iadi si distingue con grande facilità anche ad occhio nudo: nel cielo dell'inverno boreale si presenta molto alto sopra l'orizzonte e appare come un grande addensamento di stelle disposte a formare una sorta di grande "V"; la sua stella apparentemente più luminosa è la gigante rosso-arancio Aldebaran, in realtà l'unica fra le stelle visibili in questa direzione a non appartenere fisicamente all'ammasso, in quanto più vicina a noi. Lo strumento più indicato in assoluto per la sua osservazione è il binocolo, che consente di risolvere completamente l'ammasso, rivelandone tutte le sue componenti, nonché di comprenderlo interamente nella visuale; uno strumento più potente infatti riuscirà a mostrarne soltanto una parte per volta, essendo quello delle Iadi un ammasso molto esteso.

Storia delle osservazioni

Il gruppo delle Iadi è noto fin dalle epoche più remote; il suo nome attuale risale però all'epoca dell'Antica Grecia, quando, attorno al 1000 a.C., fu menzionato in alcuni testi. Secondo la mitologia greca, le Iadi erano le ninfe figlie di Atlante, il titano condannato a trasportare il globo terrestre sulle sue spalle per l'eternità, ed Etra; dall'unione fra Atlante e Pleione erano nate le ninfe Pleiadi, pertanto i due gruppi di ninfe erano sorellastre, avendo il padre in comune. Non a caso dunque, i Greci chiamarono con questi due nomi due ammassi di stelle posti a breve distanza l'uno dall'altro.
In epoca romana, le Iadi erano invece note come Sidus Hyantis, le apportatrici di pioggia. In epoca contemporanea, il loro sorgere nelle ore serali e il loro progressivo avanzamento in cielo indica, nell'emisfero boreale, l'arrivo della fredda stagione invernale; il loro levare è anticipato dalle Pleiadi. Nell'emisfero australe, invece, il levarsi delle Iadi coincide con l'arrivo dei grandi caldi estivi, e rimangono visibili, in direzione nord, fino alla fine dell'estate australe.

Caratteristiche



L'ammasso delle Iadi come appare visto attraverso un piccolo binocolo.
L'ammasso delle Iadi è il più vicino alla Terra, ciò giustifica la sua grande visibilità e il suo aspetto meno concentrato rispetto agli altri ammassi aperti; il suo centro si trova infatti ad appena 151 anni luce da noi. La stella più luminosa nella direzione dell'ammasso è Aldebaran, che però non ne fa parte (si trova a circa metà strada tra noi e l'ammasso); senza contare Aldebaran, ci sono circa 300 stelle che sono membri accertati o probabili dell'ammasso. La maggior parte di queste non sono visibili ad occhio nudo, ma si mostrano bene anche in un piccolo binocolo.
Le quattro stelle più brillanti delle Iadi sono tutte giganti rosse che hanno iniziato la loro vita come massicce stelle di classe A e sono poi evolute al di fuori della sequenza principale; si trovano tutte a pochi anni luce l'una dall'altra. I loro nomi secondo la nomenclatura di Bayer sono γ, δ, ε e θ Tauri.
Le stelle delle Iadi sono associate tra di loro, nel senso che si stanno muovendo approssimativamente nella stessa direzione e alla stessa velocità all'interno della Via Lattea; apparentemente si stanno muovendo ad una velocità di circa 46 km/s verso un punto situato alcuni gradi ad est della brillante stella Betelgeuse. Ripercorrendo all'indietro il loro movimento, si scopre che le Iadi si trovavano molto più vicine al Sole in un periodo stimato intorno agli 1,1 milioni di anni fa, e che le componenti dell'ammasso si trovavano tutte all'incirca in un singolo punto 600 milioni di anni fa, un risultato spiegato dalla teoria, comune per un ammasso aperto, che si siano formate dalla stessa nebulosa. Questo moto comune fu dimostrato solo nel 1908 dall'astronomo Lewis Boss. Le stelle del Presepe, un altro ammasso aperto nelle vicinanze, potrebbero anch'esse essere legate all'ammasso delle Iadi.
Gran parte delle stelle delle Iadi presentano un alto tasso di metallicità e un colore tendente al giallo o all'arancione, colori tipici delle stelle di classe spettrale G o K, indice dell'età relativamente avanzata dell'ammasso, la quale è appunto stimata sui 625 milioni di anni. Al gruppo sarebbe associata anche la stella ι Horologii, posta apparentemente a grande distanza dalle Iadi poiché molto più vicina a noi. Le Iadi sono oggetto di studio anche per individuare eventuali pianeti extrasolari, a causa della metallicità delle sue stelle.

 


 


 

Astronomia 47: SADALSUUD (Beta Aquarii)







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Sadalsuud
Aquarius constellation map.svg

Classificazione supergigante gialla
Classe spettrale G0Ib
Distanza dal Sole 610 AL
Costellazione Aquario
Coordinate
(all'epoca J2000.0)
Ascensione retta 21h 31m 33,53171s
Declinazione -05° 34′ 16,2320″
Dati fisici
Raggio medio 50 R
Massa
6,0–6,5 M
Temperatura
superficiale
5700 K (media)
Luminosità
2350 L
Dati osservativi
Magnitudine app. +2,90
Magnitudine ass. -3,18
Moto proprio AR: 18.77 mas/anno
Dec: -8.21 mas/anno
Velocità radiale +6,5
Nomenclature alternative
Sadalsuud, Saad el Sund, 22 Aquarii, HR 8232, HD 204867, BD-06°5770, FK5 808, HIP 106278, SAO 145457, GC 30137, ADS 15050, CCDM 21316-0534
Sadalsuud (Beta Aquarii - β Aqr) è la stella più brillante della costellazione dell'Aquario. La sua magnitudine apparente è +2,90 e dista 536 anni-luce dalla Terra.
Il nome tradizionale Sadalsuud deriva dall'espressione araba سعد السعود sacd as-sucūd, che significa «fortuna delle fortune».

Osservazione

Si tratta di una stella situata nell'emisfero celeste australe, ma molto in prossimità dell'equatore celeste; ciò comporta che possa essere osservata da tutte le regioni abitate della Terra senza alcuna difficoltà e che sia invisibile soltanto molto oltre il circolo polare artico. Nell'emisfero sud invece appare circumpolare solo nelle aree più interne del continente antartico. La sua magnitudine pari a 2,9 le consente di essere scorta con facilità anche dalle aree urbane di moderate dimensioni.
Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra fine agosto e dicembre; da entrambi gli emisferi il periodo di visibilità rimane indicativamente lo stesso, grazie alla posizione della stella non lontana dall'equatore celeste.
  

Caratteristiche fisiche

Sadalsuud appartiene alla classe spettrale G0Ib ed è un membro della rara classe di stelle note come supergiganti gialle. Ha una massa 6 volte quella solare ed un raggio 50 volte superiore. Con una temperatura superficiale di 5700 K è 2350 volte più luminosa del Sole. Il telescopio spaziale Chandra ha riscontrato, proveniente da questa stella, un'emissione di raggi X piuttosto inusuale; è infatti la prima emissione di raggi X osservata in una supergigante gialla.
Sadalsuud ha due compagne rispettivamente a 37 e 60 secondi d'arco di distanza, di magnitudine 11 e 11,60, che non sembrano legate fisicamente alla supergigante.

 


 

Astronomia 46: SADALMELIK o RUCBAH (Alpha Aquarii)

Sadalmelik
Aquarius constellation map.svg

Classificazione Supergigante gialla
Classe spettrale G2Ib
Distanza dal Sole 525 al
Costellazione Aquario
Coordinate
(all'epoca J2000.0)
Ascensione retta 22h 05m 47,036s
Declinazione -00° 19′ 11,46″
Dati fisici
Raggio medio 77 R
Massa
6,5 M
Temperatura
superficiale
5210 K (media)
Luminosità
3000 L
Metallicità 145% del Sole
Età stimata 53 milioni di anni
Dati osservativi
Magnitudine app. +2,95
Magnitudine ass. -3,88
Parallasse 6.23
Moto proprio AR: 18.25 mas/anno
Dec: -9.39 mas/anno
Velocità radiale 7,5
Nomenclature alternative
Sadalmelik, El Melik, Rucbah, α Aqr, 34 Aqr, HR 8414, HD 209750, BD-01°4246, FK5 827, HIP 109074, SAO 145862, GC 30896, CCDM 22058-0019
Sadalmelik (α Aqr / α Aquarii) è una stella supergigante gialla situata nella costellazione dell'Aquario, di cui tuttavia non è la stella più luminosa (il titolo corrisponde a β Aquarii). La sua magnitudine apparente è di +2,95, e dista 525 anni luce dal sistema solare[2].
Il nome Sadalmelik deriva dall'espressione araba سعد الملك sacd al-malik/mulk, che significa «fortuna del re/regno», così anche come Rucbah, nome con cui viene anche indicata Delta Cassiopeiae (δ Cas / δ Cassiopeiae). È una delle due sole stelle con nomi propri antichi ad essere attraversata dall'equatore celeste. L'origine del nome arabo è andata persa nella storia.

Osservazione

Si tratta di una stella situata nell'emisfero celeste boreale, ma molto in prossimità dell'equatore celeste; ciò comporta che possa essere osservata da tutte le regioni abitate della Terra senza alcuna difficoltà e che sia invisibile soltanto nei pressi del polo sud. Essendo di magnitudine 2,95, la si può osservare anche dai piccoli centri urbani senza difficoltà.
Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra fine agosto e dicembre; da entrambi gli emisferi il periodo di visibilità rimane indicativamente lo stesso, grazie alla posizione della stella non lontana dall'equatore celeste.

 

Caratteristiche fisiche


Sadalmelik è un membro della rara classe di stelle nota come supergiganti gialle; è di classe spettrale G2Ib, ha un raggio quasi 80 volte quello del Sole e la sua luminosità è 3000 volte più grande, facendola appartenere alla classe spettrale G2Ib. È un membro della rara classe di stelle nota come supergiganti gialle.
Sadalmelik ha una compagna ottica di dodicesima magnitudine, denominata CCDM J22058-0019B, separata di 110 secondi d'arco e con un angolo di posizione di 40°.


 



Astronimia 45: BELLATRIX (Gamma Orionis)



Bellatrix
BellatrixBellatrix

Classificazione Gigante blu
Classe spettrale B2 III
Tipo di variabile Variabile eruttiva
Distanza dal Sole 240 anni luce
Costellazione Orione
Coordinate
(all'epoca J2000)
Ascensione retta 05h 25m 07,9s
Declinazione +06° 20′ 59″
Dati fisici
Raggio medio 6 R
Massa
8,4 M
Acceleraz. di gravità in superficie logg=3,50
Periodo di rotazione 6 giorni
Velocità di rotazione 50 km/s
Temperatura
superficiale
22.000 K (media)
Luminosità
6.400 L
Indice di colore (B-V) -0,22
Metallicità [Fe/H]=-0,25
Età stimata circa 50 milioni di anni
Dati osservativi
Magnitudine app. 1,64
Magnitudine ass. -2,72
Parallasse 13,42 ± 0,98
Moto proprio AR: -8,75 mas/anno
Dec: -13,28 mas/anno
Velocità radiale +18,2 km/h
Nomenclature alternative
Bellatrix, Amazon Star, Al Najid, γ Ori, 24 Ori, HR 1790, BD +06°919, HD 35468, SAO 112740, FK5 201, HIP 25336
Bellatrix (IPA /belˈlatriks/; γ Ori / γ Orionis / Gamma Orionis) o Bellatrice è una stella della costellazione di Orione. Avendo magnitudine 1,64, è la terza stella in ordine di luminosità della costellazione, dopo Rigel e Betelgeuse, e la ventiseiesima stella più brillante dell'intera volta celeste.

Osservazione


Carta della costellazione di Orione.

Si individua nella parte centrale della costellazione in corrispondenza della spalla destra del gigante Orione. Si trova a nord rispetto alla Cintura di Orione (formata da Alnitak, Alnilam e Mintaka) e ad ovest di Betelgeuse con la quale forma la base superiore della figura a forma di clessidra disegnata dalle stelle più brillanti della costellazione.
Posta a 6º a nord dell'equatore celeste, Bellatrix è una stella dell'emisfero boreale. Tuttavia la sua vicinanza all'equatore celeste la rende osservabile con facilità da tutte le regioni popolate della Terra. Essa risulta invisibile solo nelle regioni più interne del continente antartico. D'altra parte questa collocazione la rende circumpolare solo nelle regioni vicine al polo nord terrestre.
I mesi più propizi per la sua osservazione nel cielo notturno sono quelli corrispondenti all'inverno boreale, da gennaio a marzo.

 

Ambiente galattico

La costellazione di Orione contiene numerose stelle di colore azzurro e blu. La grande maggioranza di esse appartengono alla vasta associazione OB Orion OB1, una delle associazioni OB meglio conosciute e studiate della volta celeste. Poiché anche Bellatrix è una stella calda, di colore azzurro-blu, un tempo si credeva che appartenesse a tale associazione. Tuttavia le misure della distanza di Bellatrix dal sistema solare compiute con il metodo della parallasse dal satellite Hipparcos hanno definitivamente smentito questa ipotesi: infatti Bellatrix è risultata essere distante da noi 240 ± 20 anni luce. Ora il sottogruppo di Orion OB1 più vicino alla Terra, OB1a, ha una distanza media di 1.140 anni luce, mentre gli altri sottogruppi sono ancora più distanti. È quindi del tutto improbabile che Bellatrix faccia parte di Orion OB1. Piuttosto essa sembra frapporsi fra noi e l'associazione.

Caratteristiche


Interpretazione artistica di Bellatrix (a sinistra), Algol B (a destra), il Sole (al centro); Giove e Saturno ed altri oggetti in scala per confronto.

Bellatrix è stabilmente assegnata alla classe spettrale B2. Questa assegnazione deriva dall'alta temperatura superficiale di Bellatrix, che è una delle stelle più calde visibili a occhio nudo: sebbene la sua temperatura non sia stata ancora determinata con la massima accuratezza, comunque le misure effettuate variano all'interno di un intervallo abbastanza limitato di circa 2.000 K: uno dei valori più bassi registrati è quello di uno studio del 2008 sulle stelle di classe B, che riporta una temperatura di 20.286 K, mentre uno dei valori più alti è reperibile in uno studio del 1992 sempre riguardante le stelle di classe B, dove la misura è stata di 22.570 K. Due altri studi del 2010 hanno entrambi evidenziato come valore 22.000 K. Questa temperatura superficiale dona a Bellatrix un aspetto azzurro-blu.
Molto più controversa è invece l'assegnazione di Bellatrix a una classe MMK: essa è infatti stata classificata o come gigante (classe III) o come subgigante (classe IV) o, più raramente, come gigante brillante (classe II). In ogni caso questa stella si trova in uno stadio avanzato della sua evoluzione: se non ha già esaurito l'idrogeno del suo nucleo, lo esaurirà a breve; non più sufficientemente sostenuto dalle reazioni nucleari, il nucleo di Bellatrix si sta contraendo e scaldando; questo produrrà nei prossimi milioni di anni una espansione degli strati superficiali della stella che raffreddandosi assumeranno un colore arancio-rosso. Bellatrix diventerà così una gigante rossa.
Dalla distanza presunta di Bellatrix e dalla sua luminosità apparente si può ricavare la sua luminosità assoluta che, una volta che si sia presa in considerazione la notevole quantità di radiazione ultravioletta emessa dalla sua calda superficie, ammonta a 6.400 volte quella del Sole. Dalla temperatura superficiale e dalla luminosità assoluta è ricavabile il raggio di questo astro, che risulta essere 6 volte quello solare. Bellatrix è abbastanza grande e abbastanza vicina da permettere misure dirette del suo diametro angolare, che hanno confermato il valore ricavato sulla base della temperatura e della luminosità. La teoria dell'evoluzione stellare predice che Bellatrix abbia una massa compresa fra 8 e 9 M. Ciò la pone proprio al limite oltre il quale le stelle terminano la loro esistenza in supernovae. Il destino finale di Bellatrix è quindi incerto: potrebbe esplodere in una supernova di tipo II oppure diventare una massiccia nana bianca all'ossigeno-neon-magnesio. Poiché una stella della massa di Bellatrix trascorre nella sequenza principale 40-55 milioni di anni e poiché Bellatrix è appena uscita da questa sequenza, è presumibile che la sua età si aggiri intorno a questo ordine di misura.
C'è un buon accordo nelle misurazioni riguardanti la velocità di rotazione all'equatore di Bellatrix: esse variano da 46 ± 8 km/s ÷ sini a 51 ± 4 km/s ÷ sini, dove i è l'inclinazione dell'asse di rotazione della stella rispetto al piano della nostra visuale. Poiché il valore di i non è conosciuto, non è possibile stabilire con precisione la velocità di rotazione di Bellatrix e il suo periodo di rotazione. Tuttavia, dato che sini≤ 1, sappiamo che la velocità di rotazione di questa stella al suo equatore si aggira almeno intorno a 50 km/s. Poiché stelle della massa di Bellatrix ruotano molto più velocemente quando si trovano all'interno della sequenza principale (intorno a 200–300 km/s), ciò costituisce un ulteriore indizio del fatto che questo astro è uscito dalla sequenza principale e sta espandendo il proprio volume, riducendo in tal modo, per la legge di conservazione del momento angolare, la velocità con cui ruota su sé stesso. Il periodo di rotazione di Bellatrix è 6 giorni se i=90º, minore quanto minore è l'angolo i.
La metallicità di Bellatrix risulta essere inferiore rispetto a quella del Sole: per l'esattezza, questo astro risulta avere un'abbondanza di ferro pari al 56% di quella solare.
Un tempo si credeva che Bellatrix fosse una stella molto stabile, tanto da essere presa a campione per misurare la variabilità delle altre; tuttavia in seguito si è scoperto che così non è e che Bellatrix è in realtà una variabile, che varia la propria luminosità da magnitudine 1,59 a magnitudine 1,64 in un periodo indeterminato.
Bellatrix è in realtà una stella binaria. La principale ha infatti una debole compagna di magnitudine 12,2 a 178 secondi d'arco.

Etimologia e significato culturale


Una rappresentazione del gigante Orione tratta da Uranometria di Johann Bayer, 1603.

Il suo nome è di origine latina e significa "La Guerriera", da una libera traduzione dall'arabo Al Najid (che in realtà vuol dire Il Conquistatore). A volte è conosciuta anche sotto il nome di "Amazzone". Richard Hinckley Allen nel suo libro Star Names: Their Lore and Meaning riferisce che l'astronomo tartaro Ulug Beg (XV secolo) chiamava Bellatrix Al Murzim al Najid, che significa il conquistatore ruggente o il leone conquistatore, come se il sorgere di Bellatrix fosse un ruggito che annunciasse il sorgere imminente della luminosa Rigel o dell'intera costellazione di Orione. Il nome Murzim appare anche come Mirzam, quale nome di Beta Canis Majoris, che sorgendo poco prima di Sirio, ne annuncia in qualche modo la comparsa.
Essendo posta su una delle due spalle di Orione ed essendo occupata l'altra da Betelgeuse, Bellatrix condivide con quest'ultima alcuni nomi: ad esempio, l'arabo Mankib, che significa spalla, o l'hindi Bahu, che significa avambraccio (dell'antilope, visto che gli indù concepivano l'asterismo formato dalle principali stelle della costellazione di Orione come suggestivo di questo animale).
Secondo un mito popolare tra le popolazioni amazzoniche, Bellatrix è un giovane ragazzo che, assieme un vecchio (Betelgeuse), dà la caccia a Peixie Boi, una regione senza stelle nelle vicinanze di Orione.
Bellatrix con Betelgeuse e Lambda Orionis formava la persiana "costellazione del re", chiamata Kakkab Sar o Ungal, che portava fortuna, onore, ricchezza e altri attributi reali.
In astrologia si crede che Bellatrix possa dare una natura forte e nobile, fiducia in sé, arroganza, violenza, irriverenza, prosperità nel commercio specialmente se condotto in paesi stranieri, ma anche pericolo di essere traditi e avvelenati.
J. K. Rowling ha preso il nome di questa stella per un personaggio di Harry Potter, Bellatrix Lestrange.